Scutari

La popolazione al nord dell’Albania ha conservato maggiormente la religione cattolica, sia dopo l’invasione dell’Islam, sia durante la dittatura atea marxista. In modo particolare sulle montagne, a rischio della vita, attraverso canti e filastrocche, sono state trasmesse le preghiere e le verità religiose.

P. Mario Bosio, giunto in Albania per aiutare p. Michele Bulmetti, dopo un breve apprendimento della lingua, ha deciso di recarsi nella città di Scutari, per svolgere l’apostolato in favore della popolazione e per sollecitare il risveglio e la crescita delle vocazioni consacrate.

Il suo lavoro è arduo, perché per troppi anni sono stati distrutti i valori religiosi e morali. La capacità di iniziativa autonoma è stata avvilita. Oggi che si vive in un clima di libertà, i giovani sono atti rati dai modelli di vita presentati dai mezzi di comunicazione sociale.

P. Mario non è il tipo che si arrende facilmente. Caparbiamente, prima da solo, più tardi aiutato da p. Antonio Bozza, ha radunato in piccolo gruppo di ragazzi per formarli ai valori cristiani e così permette re la crescita della vocazione consacrata. Gli alunni del seminario sono lieti dell’esperienza che fanno, sembrano tanto bravi, però manca loro la base per delle scelte definitive di vita religiosa e conserva no una certa fragilità davanti alla tentazione di una vita più comoda e alla possibilità del guadagno facile.

L’attività del missionario, oltre a quella formativa e sacerdotale è molteplice:

elettricista, falegname, muratore; ogni lavoro lo vede in prima linea. Sa trascinare i giovani. Ha voluto allarga re gli orizzonti della Comunità, facendosi affidare alcune parrocchie intorno al lago e sulle montagne. Dal suo impegno viene la grande chiesa e le opere parrocchiali di Boriz. I campi da gioco sono un ottimo mezzo per allontanare i ragazzi dalla strada e dalle suggestioni della delinquenza. Ha rimesso a nuovo le chiese semidistrutte dall’incuria di tanti anni. È davvero instancabile nelle attività come nel costituire e segui re gruppi giovanili.

Accanto a lui p. Antonio lo completa bene, perché accanto ad ogni vulcano ci vuole chi sappia dare ordine e portare a termine le varie iniziative. Si è messo accanto ai giovani per l’educazione e la formazione. Ricco dell’esperienza fatta in Italia in campo tipografico, editoriale, amministrativo e televisivo, ha voluto dedicare una parte del suo tempo a servizio della Caritas e della Diocesi, in campo amministrativo e per i mezzi di comunicazione sociale. Innamorato della terra delle aquile si è messo a riscoprire e valorizzare le memorie storiche della fede, con i canti tradizionali, la preghiera e i pellegrinaggi ai ruderi di monasteri e chiese antiche. Insieme, padre Antonio e padre Mario guidano le solenni manifestazioni giovanili che ricorda no gli avvenimenti della vita di Gesù.

La domenica dei Missionari è particolarmente intensa e li porta dalle parrocchie sul lago di Scutari, fino in montagna, alla chiesa di Rrjoll, che non è raggiungibile nemmeno coi fuoristrada. Gesù Cristo è venuto proprio per queste persone per le quali le istituzioni non hanno tempo e risorse.

 

PADRI   DEHONIANI

CENTRO CARITAS - KATEDRALE

SHKODËR –  Albania                                                           

Tel  00355.67.3006.921 (p. Giuseppe)   gius.nic@libero.it

 

Shkodër, 13 giugno 2015

Festa di Sant’Antonio da Padova

 

 “Quante Prime Comunioni, quante Cresime hai tu in Albania”. “Comunioni 40; Cresime 55, per quest’anno”. Così ho risposto a mio fratello, parroco in Italia. E nella sua parrocchia? Quest’anno per la prima volta nella sua storia più che centenaria, nessuna Prima Comunione e per le Cresime si vedrà. Battesimi…? Non è ancora finito l’anno, si può sperare.

Qui in Albania dove i bambini e i giovani sono ancora tanti, c’è speranza, anche se il cielo non tutto è limpido e sereno. Le cifre sono alte, pur nella consapevolezza che la preparazione catechistica, spirituale è appena a livello elementare, e l’impegno a continuare il cammino di fede è il solito: domenica scorsa, appena 1-2 settimane dopo Cresime e prime Comunioni, a Messa solo 5 dei bambini di Prima Comunione e poco di più i cresimati.

 

Altra realtà bella della parrocchia: l’ambulatorio. Due volte alla settimana viene una suora Stimmatina, infermiera e fisioterapista, e rimane a disposizione tutta la mattinata per medicazioni o consigli vari. Prima di andar via si fa un giro presso alcuni malati, per medicazioni in casa. E naturalmente non c’è distinzione tra cristiani e musulmani, abitanti del villaggio o anche di qualcuno che viene da fuori. Le strutture sanitarie pubbliche purtroppo sono insufficienti, inadeguate, e piene di corruzione. Ai poveri non è consentito quasi nulla. Abbiamo anche iniziato visite mediche, con l’aiuto di due dottoresse che hanno visitato, distribuito medicine, prescritto analisi; i casi più urgenti sempre quelli dei bambini: ancora quante infezioni intestinali (la tenia, nell’80% dei casi), quante insufficienze vitaminiche. E non parliamo dei denti: altro capitolo che dovremo affrontare, quando ne avremo la possibilità. C’è ancora tanto da fare, ma anche tante speranze, tante promesse, da parte di medici albanesi e italiani che ci hanno assicurato la loro disponibilità. Anche la fisioterapia è partita bene. Già da vari mesi, dall’Italia ci hanno mandato attrezzature e materiali di consumo, e possiamo assicurare cure sia in ambulatorio che a domicilio. Per questo si sta impegnando a tempo pieno uno dei nostri giovani, Sebastian, che ha conseguito il diploma presso la scuola “Madonnina del Grappa”, e continua il suo impegno sia in questa scuola (ormai lo stanno chiamando come professore), sia nel nostro ambulatorio.

 

 “E’ bello vedere la fede di questa gente durante le celebrazioni. E’ senz’altro una fede semplice ma anche molto sentita. I canti sono bellissimi e la gente si avvicina ai sacramenti con molto fervore. Siamo rimaste poi impressionate a vedere la devozione che hanno verso S. Antonio da Padova. In quel luogo, dove non vedi altro che campagna e strade dissestate, vedi arrivare tantissima gente: donne, uomini, anziani, giovani e bambini. Prima della s. Messa, c’è il s. rosario cantato , la catechesi fatta da una suora e tante file di persone che si mettono in coda per confessarsi. Terminata la S. Messa, tutti  i genitori portano i bambini davanti all’altare chiedendo la benedizione ai sacerdoti. I sacerdoti impongono loro le mani e la gente ritorna gioiosa e serena nelle proprie abitazioni.”

 

Tutti così sono stati i 13 martedì che precedono la festa di Sant’Antonio (si inizia da metà marzo). Un altro dei tanti miracoli di questo santo, venerato e pregato anche da numerosi musulmani qui in Albania e altrove. Ho riportato questa riflessione scritta da Paola …, consacrata laica nell’ambito della famiglia Dehoniana, venuta qui in Albania per una settimana di esperienza diretta nelle le nostre missioni. L’aveva promessa da tempo questa visita. E’ sempre rimasta in contatto con padre Giuseppe Nicolai, e finalmente è arrivato il giorno… insieme a due altre, Franca e Giusi, che a Vitorchiano (VT) si ritrovano spesso insieme per un bel cammino di fede e di preghiera.

 

 C’è sempre un po’ di mistero, tanta polemica, su queste espressioni di devozione popolare: “Perché tanti vengono lì a pregare Sant’Antonio, e poi la domenica non si vedono a Messa? Perché si confessano lì e non nelle nostre chiese? Perché tanto attaccamento alle preghiere antiche, preconciliari, che hanno ben poco di teologico?”. Non è certo il caso di riaccendere polemiche, di difendere tradizioni antiche spesso di secoli. Certo che qui in Albania, in 500 anni di dominazione turca, in 50 anni di comunismo ateo e accanitamente antireligioso, la gente ha continuato a pregare, senza libri, senza catechisti o sacerdoti. E queste preghiere, trasmesse oralmente in versi cantati, le ripetono ancora oggi, perché anche i giovani, i bambini non dimentichino. In verità lì a Shen Gjin (questo il nome della località dove ci riuniamo per la preghiera) queste preghiere tradizionali le ripetiamo spesso, forse esageratamente, proprio perché si imprimano nella memoria e si possano trasmettere. E il coinvolgimento è grande, ogni martedì sempre più.

 

Il giorno della festa, naturalmente folla da grandi occasioni, favoriti da una giornata splendida. Tanti, tanti bambini. Le statue del Santo che ce lo presentano con un bambino in braccio parlano a tutte le mamme, invitandole a pregarlo, ad affidargli i bambini. Quest’anno, il vescovo al termine della Messa li ha benedetti, li ha posti sotto la protezione di Sant’Antonio. È il seminatore che getta sulla terra il seme, il buon seme, in attesa dei giorni della mietitura.

Padre Antonio

Padre Giuseppe