CASA S. MARIA racconto degli inizi secondo le cronache (anni 1932-1954)

Tutto ha inizio a Sassoferrato (1932)

   La terza Scuola Apostolica della Provincia Italiana,

denominata  CASA SANTA MARIA

 e destinata particolarmente per le vocazioni del Centro - Sud Italia, venne fondata il 15 agosto 1932 a Sassoferrato Castello (Ancona) dall'allora P. Angelo Gabriele Gigante.

Essa ebbe sede nell'antica residenza del Vescovo di Nocera Umbra a Gualdo Tadino, vicino alla chiesa parrocchiale di Sassoferrato.

Il fabbricato sorgeva all'estremità della borgata.

  Il vecchio palazzo vescovile, prima sede di Casa S. Maria, era formato da un seminterrato, da un primo e secondo piano. Nel seminterrato era sistemata una sala di ricreazione, quando il tempo non permetteva di stare all'aperto, il refettorio degli apostolini, la cucina, e una cella che si diceva fosse l'antico carcere del Vescovo, quando questi era anche signore temporale del luogo, e che a noi servì da refettorio dei religiosi.

Al primo piano v'era lo studio e la scuola degli apostolini, la camera del Rettore, un salotto e la cappella con gli appartamenti del Vescovo. Al secondo piano v'era un locale per la segreteria e un dormitorio diviso in due ambienti, con gli annessi servizi igienici.

 Il R. P. Gigante, coadiuvato da altri tre religiosi, cercò di avviare il meglio possibile il ritmo della nuova vita. Diede un riassetto alla casa, organizzò la segreteria, allacciò buone relazioni col R. Parroco, Mons. Becchetti, e con le autorità civili e ben presto poté ricevere i primi apostolini.

La vita della nascente Scuola Apostolica prese l'avvio tra le consuete difficoltà di ogni inizio. In particolare si faceva sentire il disagio degli ambienti vecchi, scossi da un vento impetuoso che vi soffiava di frequente, la penuria dei mezzi finanziari, la ristrettezza del luogo che non dava possibilità di futuro sviluppo, la diversità e la quantità di lavoro per impostare in quelle condizioni una nostra casa di formazione. Pur tuttavia, con l'aiuto della Provvidenza, si riuscì a mettere in cammino la nuova Scuola Apostolica e a darle anche quel senso di gaia serenità che nasce da un ritmo regolare di vita...

  Intanto il terzo anno di permanenza stava passando. Gli aspiranti erano andati sempre più aumentando e ponevano il problema dello sviluppo della Casa. Ma già da qualche tempo ci si era domandati se conveniva fermarsi a Sassoferrato o era meglio trovare un luogo come sede definitiva di Casa S. Maria. Perciò l'allora Superiore Provinciale, R.mo P. Vincenzo Santulli, girava da tempo per trovare il luogo adatto. Dopo qualche tentativo, riuscito poi vano,  alla fine ci si imbatté in una buona occasione a Pagliare di SPINETOLI (Ascoli Piceno).

 

   V'era qui, sul pendio di una catena di colline digradanti al Mare Adriatico, una villa appartenente ai signori Montori, circondata da undici ettari di terreno che, nelle immediate vicinanze di essa, serviva da parco, e nel resto da vigna, orto e seminativo. Il luogo era posto a metà strada tra Ascoli Piceno  e S. Benedetto del Tronto. Da Ascoli, col servizio dei pulman, si poteva raggiungere Roma in cinque ore di viaggio, e da S. Benedetto, mediante la ferrovia statale, si poteva raggiungere qualunque centro del Nord e del Sud.

  La villa era posta su di un'altura che da una parte guardava verso Spinetoli (Comune) e dall'altra verso Pagliare (frazione), la via Salaria, il fiume Tronto e i vicini colli dell'Abruzzo. Poco lontano dal fabbricato dei signori Montori v'era una casa colonica, abitata dal contadino Davide Valeri che, insieme ai figli Giuseppe,Vittorio e Nuccio, coltivavano il terreno.

 La villa constava di un piano terra, di un primo e secondo piano. V'era inoltre una cantina sotto il piano terra e un'altra, molto più grande, poco discosto dalla villa medesima; questa - in seguito - formerà parte dei fondamenti del nuovo edificio destinato agli apostolini. Inoltre, accanto alla villa dal lato occidentale c'era una cappella di famiglia, con nel retro un loculario per i defunti della famiglia stessa. Al lato della cappella si estendeva un breve cortile con un garage; poi alberi, tra cui due alti pini. Il parco era popolato di numerose piante di varia qualità, tra cui una doppia fila di alti tigli che costeggiavano un lungo viale, dal quale si poteva ammirare

tutto il panorama della valle sottostante, dal Mare Adriatico ai monti che circondavano Ascoli. In lontananza poi, nelle giornate serene, si poteva vedere distintamente il Gran Sasso d'Italia, ammantato di nevi per molti mesi. La gente del luogo aveva un tono di vita cristiana molto sentito e caldo. Perciò questo sembrò un luogo molto più adatto per la sede definitiva di Casa S. Maria.

Trasferimento a Pagliare (AP) - 14 ottobre 1935

 

  Il trasferimento avvenne il 14 ottobre 1935. Fatti i preparativi i giorni precedenti la mattina verso le ore 4 si lasciò Sassoferrato e si prese il treno per Pagliare, dove si giunse accolti dal vecchio contadino dei Montori e dalle persone del luogo.

 Così raccontava il Padre Rettore agli Apostolini <<Davidde ci aspettava con la... pariglia>>.

Al bivio per Spinetoli, fermata obbligatoria di quasi tutti gli autoservizi, <<Davidde>>, il vecchio contadino dei conti Montori, era lì pronto con un bel paio di maestosi buoi aggiogati ad un plaustro ripulito per l’occasione.  Fu il primo incontro con la terra Picena, sulla via Salaria. Era la nuova terra preparata dal S. Cuore ai suoi prediletti.

Se però il sapersi in una posizione più centrale, più bella con i migliori auspici per un magnifico futuro sviluppo diffondeva nell'animo un senso di maggiore letizia che non a Sassoferrato, ben presto ci si dovette convincere che per intanto la ristrettezza e la poca adattabilità dei locali imponevano per una seconda volta i sacrifici degli inizi. Difatti tanto i religiosi quanto gli alunni dovettero adattarsi in locali ristretti e non sempre sufficientemente comodi. La chiesina - sepolcreto era sufficiente per una famiglia, ma estremamente piccola per una comunità come la nostra già discretamente cresciuta a Sassoferrato.

 

 Gli alunni dovettero adattarsi nella cantina della villa, umida e buia, per il refettorio. Le aule scolastiche erano sistemate parte in alcune stanze e parte nel garage, che faceva sentire tanto il freddo quanto la pioggia. Nel cortiletto antistante al garage ci si muoveva a difficoltà. Perciò, appena fatto il trasferimento, il primo pensiero del R. P. Gigante e dei suoi collaboratori fu quello di fabbricare l'edificio adatto a tutte le esigenze degli apostolini. E difatti non si perdette tempo.

   Preparati i mezzi e il progetto, di li a un anno iniziarono i lavori. Questi furono assunti e condotti dalla Ditta Migliore Migliori & Figli di Monsampolo del Tronto, sotto la direzione dell'Ing. Dante Fornoni di Bergamo, progettista. Naturalmente questo sforzo impose molti sacrifici, ma la Provvidenza non fece mancare il suo aiuto, di modo che ben preso l'edificio fu finito nelle sue linee essenziali e poté permettere l'ingresso degli apostolini, che così in un ambiente più adatto poterono iniziare un ritmo di vita più tranquillo e ordinato. 

E' vero, mancavano ancora tante cose al completamento della Casa, ma intanto era già molto poter uscire dal primo disagio degli inizi. Nel frattempo si poterono allacciare buone relazioni tanto con le autorità religiose e civili quanto con la gente, che ci prese presto a voler bene e stimare, specie attraverso il ministero sacro dei nostri padri e le manifestazioni della vita della nostra Scuola Apostolica. Così, con un periodo di lento, ma definitivo assestamento, passarono i primi anni di Pagliare e si giunse al 1939 quando il R. P. Gigante, tanto   benemerito per la fondazione della Casa S.Maria, fu nominato Rettore della Scuola Apostolica di Trento e sostituito a Pagliare dal R. P. Ignazio Salandi.

 

   Durante il triennio del R. P. Salandi si continuò la progressiva sistemazione della Casa e il migliore andamento della vita della Scuola Apostolica. In particolare, si cercò d'incrementare l'afflusso e la scelta delle vocazioni; di sviluppare la segreteria; di mantenere e coltivare sempre meglio le nostre relazioni con le autorità e la gente del luogo, per assicurare alla Casa un buon appoggio.

 

I pericoli della guerra (1942)

 

 Altri problemi si presentavano man mano che si andava avanti, ma ormai una più grave preoccupazione li fece mettere tutti da parte; i preparativi prima e lo scoppio della guerra poi ci obbligarono a pensare innanzitutto alle esigenze vitali della Casa, anche perché non si sapeva quando e come la guerra sarebbe finita. Nel frattempo al R. P. Salandi succedeva alla Direzione della Casa il R. P. Bernardo Tosolini.

Proprio in questi frangenti (anno 1942) ricorreva il decennale della fondazione della Casa, ma esso non poté avere che una debolissima eco. Noi ci venivamo a trovare tra due fronti: al Nord l'esercito italo - tedesco, al Sud l'esercito alleato che avanzava e ormai era già a Pescara. Le incursioni aeree si facevano sempre più frequenti e pericolose, tanto di giorno che di notte. I viveri venivano sempre più ad assottigliarsi e il problema del mantenimento di tutta la Casa diventava sempre più grave e preoccupante. Inviare gli alunni alle loro famiglie era impossibile, perché il Sud era sbarrato dall'esercito alleato e le stazioni erano continuamente bombardate.

Mantenerli in Casa diventava sempre più difficile, sia perché la segreteria, a causa della guerra, era ridotta ormai a zero, sia perché i pericoli di una guerra si facevano sempre più vicini. A tutto questo si aggiunse anche una scossa violenta di terremoto che mise a dura prova il fabbricato vecchio della villa e un po’anche il nuovo fabbricato, e gettò nell'animo un grande spavento. Allora tanto il Rettore come i suoi collaboratori si mobilitarono, per escogitare i mezzi migliori atti a fronteggiare la situazione che malgrado noi veniva creandosi.

  A Pagliare si era aperta una Scuola Media di emergenza e il Rettore e qualche altro religioso accettarono l'insegnamento di alcune materie, affine di ricavare qualche sussidio. I Padri che uscivano per il sacro ministero sia nelle cappelle che nelle parrocchie fecero appello alla gente, affinché venissero in soccorso dei nostri alunni. In casa si organizzarono frequenti recite, alle quali era ammesso il pubblico dei paesi vicini, che alla fine ci davano delle offerte. Ma il bisogno era grande e la prova si prolungava.

  Allora non si esitò di andare a chiedere l'elemosina di casa in casa, tra le famiglie della vallata del Tronto e alcuni benefattori benestanti. Eravamo giunti a soffrire la fame: lo spettacolo di tanti giovanetti che a refettorio imploravano un po' di pane o qualche cosa, per poter resistere da un pasto all'altro, era una cosa che commuoveva e faceva soffrire profondamente. Non si poteva far nulla: tutto era razionato e per di più mancavano i denari. Qualche volta si vide allora lo spettacolo dei religiosi che saltavano la loro colazione, per poter alleviare il disagio di qualche apostolino.   

   A un certo momento cominciarono a presentarsi in casa dei comandanti tedeschi che chiedevano di occupare l'edificio; il fronte infatti avanzava e si pen-sava di costruire una linea di resistenza a oltranza proprio nella nostra vallata. Quali fossero i pericoli che la presenza dei militari attirasse su di noi è facile immaginare; perciò si resistette il più possibile e per ben otto volte si riuscì ad evitare l'occupazione.

  In questo momento anche il Vescovo della Diocesi, S. E. Mons. Ambrogio Squintani, preoccupato della minaccia di occupazione della sua residenza estiva nei pressi di Colli del Tronto, chiese al Rettore d'inviare un gruppo di alunni con qualche padre. Il Rettore accolse la sua domanda e inviò una classe col R. P. Alberto Aly e un prefetto. Intanto la nostra casa, dopo aver resistito a lungo all'occupazione, dovette accettare un gruppo di ufficiali che si sistemarono nei locali della villa, costringendo i religiosi ad alloggiarsi alla meglio nelle poche stanze lasciate libere.

   La vita diventava sempre più difficile. Mancavano i viveri, c'erano i pericoli del fronte vicino, i pericoli di una lunga resistenza da parte dei due eserciti, i pericoli dei partigiani che cominciavano ad agire in tutti i sensi, i bombardamenti e gli spezzonamenti continui. Per un momento si pensò di ritirarci al Nord, divisi in gruppi con a capo qualche padre e prefetto e di lasciare la casa in custodia a qualcuno di noi. Ma ad attuare questo progetto si decise di aspettare il momento estremo e intanto si sarebbe seguita la situazione come si sarebbe presentata.

   Una sera il Rettore, preoccupato, raccoglie il suo Consigli e propone di fare un voto alla Vergine di santificare con alcune pratiche il Primo Sabato del mese, se si fosse usciti incolumi dalla guerra.

Non ha ancor finito di parlare, quando si sente l'improvviso rumore di aerei e poi uno scoppio terribile. La luce viene a mancare e un odore di polvere comincia a diffondersi per la casa.

   Gli alunni escono nei corridoi, gridano e piangendo si precipitano per le scale all'impazzata. Prontamente intervengo il Rettore, i Padri e i Prefetti e con qualche lampadina fanno luce e cercano di ristabilire l'ordine, la calma e la fiducia.

   Si constatò poi che tra la nostra casa e la villa vicina erano caduti una quindicina di spezzoni, le cui schegge avevano appena toccate le finestre di qualche stanza e della biblioteca, senza arrecare danno ad alcuno. Si era nella novena dell'Immacolata ed era giunto il tempo di andare in chiesa. Ci recammo in chiesa e più che mai ci raccomandammo alla Vergine. Il voto fu senz'altro confermato. In questo momento, la Casa S. Maria, esperimentò un intervento straordinario della Vergine.

  Si conserva ancora un disegno di Casa Santa Maria . Ricorda la promessa fatta, ricorda i pericoli scampati per la protezione della Vergine Santa.

 

 Mentre sembrava inevitabile la resistenza sulla nostra linea, mentre già si piazzavano in alcuni punti della nostra Casa cannoncini e mitragliatrici e il comando tedesco in casa nostra predisponeva la difesa, dalle colline dell'Abruzzo scendevano le retroguardie tedesche e saltavano alle spalle i ponti e le cabine elettriche, mentre da un momento all'altro si attendeva che saltasse la diga del lago  Scandarello e le acque invadessero la Vallata, mentre noi stessi, non sapendo cosa fare più, avevamo sospesa ogni attività e ci tenevamo pronti a prendere una decisione conforme agli eventi, ecco la radio ricevente del comando tedesco in casa nostra che chiama. Intorno si da un gran trambusto di soldati e ufficiali: il comandante che sta riposando sulla rete di un letto sotto il portico della villa viene svegliato e chiamato alla radio.

  Noi si pensa - E adesso che avviene? - ma il comandante chiama il Rettore e gli dice che essi devono ritirarsi immediatamente la sera stessa; ordina quindi una buona cena d'addio. Noi ci pareva vero! Tutto fu subito fatto. Poi la sera, mentre cominciava a scrosciare furiosamente una fitta pioggia, tutti i tedeschi lasciarono la nostra Casa. Al mattino si udì vicinissimo un forte scoppio: era l'ultimo ponte che saltava alle spalle dell'esercito tedesco ormai lontano.

Ma che cosa era accaduto? Questo: il fronte del Tirreno aveva improvvisamente ceduto, sulla nostra linea la diga del lago Scandarello non era saltata per opera dei partigiani: qualora i tedeschi si fossero fermati anche solo per qualche ora avrebbero corso il pericolo di rimanere insaccati; perciò si erano improvvisamente ritirati. Certo, la Provvidenza e la Vergine avevano predisposte le cose così, affine di salvare anche la nostra Casa.

   Il periodo dopo la guerra ebbe per scopo di riordinare le cose turbate dalla guerra e riprendere la marcia di sistemazione della Casa S. Maria.

   I disagi della guerra avevano profondamente inciso sulla salute degli alunni e perciò se ne dovettero perdere parecchi per questo, oltre che per altri consueti motivi. Di conseguenza si pensò d'incrementare il meglio possibile l'afflusso e la scelta delle vocazioni. A questo scopo il Vicerettore, R. P. Cataneo, si assunse il compito di girare paese per paese, affine di fare, per quanto possibile una scelta buona e abbondante.

Il lavoro riuscì particolarmente difficile, sia perché si tentava per la prima volta sia perché i postumi della guerra non rendevano il terreno molto propizio. Tuttavia, in quell'anno e in quelli successivi, si trovò che il sistema aveva molti vantaggi e lo si adottò definitivamente.

1949  Inaugurazione della Grotta di Lourdes

   Per impegno in onore della Madonna Immacolata che aveva salvato Casa S. Maria dai pericoli della guerra, nel maggio 1949 veniva inaugurata la Grotta di Lourdes.

   Venne eretta nel parco davanti alla villa, affine d'introdurre la bella abitudine di farvi sfilare i nostri apostolini ogni sera, come conclusione della giornata e per incrementare la devozione alla Madonna.

  Per un mese intero dei singolari manovali in veste talare furono visti innalzare pietra su pietra la suggestiva dimora della Vergine. Il Superiore e gli altri Padri si improvvisarono muratori.

  Si andò più volte col camioncino della casa al Monte Fiore, per scegliere e raccogliere le pietre di tufo atte alla costruzione della Grotta. Questa in breve tempo fu compiuta e riuscì assai bella.

  Leggiamo nella Cronaca di Casa Santa Maria:

Tra il verde del giardino, protetta da tre alti alberi, che con le loro larghe ed ospitali rame la ricoprono e quasi la nascondono, la nostra grotta di Lourdes s’innalza semplice e bella.

   E’ una modesta costruzione che non manca di buoni gusti, in cui si nota uno sforzo di imitare nelle linee e nelle forme, la grotta di Massabielle.

   Una copia però molto lontana dall’originale. Ma non importa. Basta che essa abbia creato in un angolo di Casa nostra, in piccolo, quello che un pellegrino può trovare là nella piccola città dei Pirenei: a Lourdes. Nel suo isolamento, circondata di silenzio, invita al raccogliemento, invita alla preghiera. In quelle tranquillità, in quella pace, l’Immacolata, che spicca bianca dal fondo della grotta, riempie di speranza e di fiducia il cuore.

  E’ ormai divenuto un luogo molto familiare per noi; un luogo di appuntamento giornaliero specie in questo mese di maggio. Cuori assetati di Maria ci dischiudiamo come corolle alla Sua presenza materna. le nostre voci prorompono in accenti di lode e di supplica, in canti di gioia e di esultanza. Qui più che altrove veniamo per sentire il messagio di penitenza, di riparazione. E’ un messaggio molto caro per noi, Sacerdoti del Sacro Cuore, perché esso forma la sostanza della nostra vocazine, il nostro Ideale.

   Ed è per questo che ogni Casa della nostra Congregazione, per quanto piccola racchiude tra le sue mura una grotta da dove l’Immacolata ricorda ad ognuno di noi il nostro Ideale, di riparazione e di amore.

  Ogni sera gli Apostolini cantando un inno mariano si recano  alla Grotta per invocare la benedizione della Vergine. Da quei canti di amore a Maria, un amore ricantato in mille modi, in mille tempi diversi, in mille Feste a Lei dedicate, sin dai tempi primi, quando nella spoglia Cappella la Mamma del cielo era effigiata in un umile quadretto collocato a fianco dell’Altare.

  E’ commovente vedere i figli della Vergine Immacolata soffermarsi a passare dinanzi alla Mamma per l’ultimo sauto della giornata; quel saluto, quell’ultimo vicendevole sguardo di amore ha sorretto tanti giovani nell’ascesa al Sacerdozio; ha ridestato tante speranze in cuori abbattuti e stanchi.

Vegli ancora la Mamma celeste con la sua benedizione sui suoi Apostolini, sulla sua Casa, su Casa Santa Maria.

  Il Vescovo della Diocesi la visitò, la trovò ben fatta, diede il permesso di celebrare sul rustico altare e concesse anche delle indulgenze per chi la visitasse.

Si aveva intanto sempre presente l’idea della costruzione della chiesa.

Santuario Cuore Immacolato di Maria

 

 

25 marzo 1953

La chiesa costruita fino a sei metri da terra richiedeva di essere completata, se non si voleva rovinare anche il fabbricato già effettuato, con le intemperie delle cattive stagioni. Perciò si diede nuovo impulso e si decise di arrivare almeno fino al punto da poterla sufficientemente officiare.

Difatti, con ogni sforzo si arrivò a coprirla e a darle un po’ d’intonaco nella parte principale dell’interno. Così il 25 marzo 1953, Festa dell’Annunciazione si abbinò la cerimonia dell’inaugurazione della Chiesa e della Vestizione degli alunni di quarta ginnasiale. Alla cerimonia intervenne S. E. il Vescovo di Ascoli Piceno, Mons. Ambrogio Squintani, il Prefetto di Ascoli, S. E. Cappellini, molte autorità religiose e civili, nonché il Vicario Provinciale, R.mo P. Salandi Bernardo, insieme ad altri confratelli della Provincia. La funzione ebbe un magnifico svolgimento e tutta la giornata determinò una data memorabile nella storia della Casa. 

L’anno 1954 era stato proclamato dal Sommo Pontefice un ANNO MARIANO. La Casa S. Maria che s’intitolava alla Vergine, non poteva rimanere indietro dalle iniziative che da tutte le parti del mondo cattolico si annunziavano. Perciò predispose un programma d’iniziative, tra cui un pellegrinaggio di tutti gli apostolini al Santuario di Loreto e il completamento della chiesa, con la dedica al Cuore Immacolato di Maria, inaugurando allo scopo anche una statua della Madonna. Il pellegrinaggio a Loreto fu compiuto nel mese di Aprile. L’inaugurazione della statua della Madonna ebbe luogo nella festa dell’Immacolata. 

La festa della chiusura dell’Anno Mariano, su richiesta del Parroco di Pagliare, Don Riccardo Marucci, fu celebrata insieme alla Parrocchia. La nuova statua del Cuore Immacolato di Maria, eseguita ad Ortisei (Bolzano) dallo scultore Perathòner, venne esposta nella parrocchia di Pagliare per tutta l’ottava dell’Immacolata. Poi, la sera della festa, con una splendida fiaccolata, tutto il popolo di Pagliare l’accompagnò nella nostra chiesa, dove la Parrocchia si consacrò al Cuore Immacolato di Maria.

 

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