Tutto ha inizio a Sassoferrato (1932)
La terza
Scuola Apostolica della Provincia Italiana,
denominata CASA
SANTA MARIA
e destinata particolarmente per
le vocazioni del Centro - Sud Italia, venne fondata il 15 agosto 1932 a Sassoferrato Castello (Ancona) dall'allora P. Angelo Gabriele Gigante.
Essa ebbe sede nell'antica residenza
del Vescovo di Nocera Umbra a Gualdo Tadino, vicino alla chiesa parrocchiale di
Sassoferrato.
Il fabbricato sorgeva all'estremità
della borgata.
Il vecchio palazzo vescovile, prima
sede di Casa S. Maria, era formato da un seminterrato, da un primo e secondo
piano. Nel seminterrato era sistemata una sala di ricreazione, quando il tempo
non permetteva di stare all'aperto, il refettorio degli apostolini, la cucina, e
una cella che si diceva fosse l'antico carcere del Vescovo, quando questi era
anche signore temporale del luogo, e che a noi servì da refettorio dei
religiosi.
Al primo piano v'era lo studio e la
scuola degli apostolini, la camera del Rettore, un salotto e la cappella con gli
appartamenti del Vescovo. Al secondo piano v'era un locale per la segreteria e
un dormitorio diviso in due ambienti, con gli annessi servizi igienici.
Il R. P. Gigante, coadiuvato da
altri tre religiosi, cercò di avviare il meglio possibile il ritmo della nuova
vita. Diede un riassetto alla casa, organizzò la segreteria, allacciò buone
relazioni col R. Parroco, Mons. Becchetti, e con le autorità civili e ben presto
poté ricevere i primi apostolini.
La vita della nascente Scuola
Apostolica prese l'avvio tra le consuete difficoltà di ogni inizio. In
particolare si faceva sentire il disagio degli ambienti vecchi, scossi da un
vento impetuoso che vi soffiava di frequente, la penuria dei mezzi finanziari,
la ristrettezza del luogo che non dava possibilità di futuro sviluppo, la
diversità e la quantità di lavoro per impostare in quelle condizioni una nostra
casa di formazione. Pur tuttavia, con l'aiuto della Provvidenza, si riuscì a
mettere in cammino la nuova Scuola Apostolica e a darle anche quel senso di gaia
serenità che nasce da un ritmo regolare di vita...
Intanto il terzo
anno di permanenza stava passando. Gli aspiranti erano andati sempre
più aumentando e ponevano il problema dello sviluppo della Casa. Ma già da
qualche tempo ci si era domandati
se conveniva fermarsi a Sassoferrato o era meglio trovare un luogo come sede
definitiva di Casa S. Maria. Perciò l'allora Superiore Provinciale, R.mo P.
Vincenzo Santulli, girava da tempo per trovare il luogo adatto. Dopo qualche
tentativo, riuscito poi vano, alla fine ci si
imbatté in una buona occasione a Pagliare di SPINETOLI (Ascoli Piceno).
V'era qui, sul pendio di una catena di colline digradanti al Mare Adriatico, una
villa appartenente ai signori Montori, circondata da undici ettari di terreno
che, nelle immediate vicinanze di essa, serviva da parco, e nel resto da vigna,
orto e seminativo. Il luogo era posto a metà strada tra Ascoli Piceno e S.
Benedetto del Tronto. Da Ascoli, col servizio dei pulman, si poteva raggiungere
Roma in cinque ore di viaggio, e da S. Benedetto, mediante la ferrovia statale,
si poteva raggiungere qualunque centro del Nord e del Sud.
La villa era posta su
di un'altura che da una parte guardava verso Spinetoli (Comune) e dall'altra
verso Pagliare (frazione), la via Salaria, il fiume Tronto e i vicini colli
dell'Abruzzo. Poco lontano dal fabbricato dei signori Montori v'era una casa
colonica, abitata dal contadino Davide Valeri che, insieme ai figli
Giuseppe,Vittorio e Nuccio, coltivavano il terreno.
La villa constava di un piano
terra, di un primo e secondo piano. V'era inoltre una cantina sotto il piano
terra e un'altra, molto più grande, poco
discosto dalla villa medesima; questa - in seguito - formerà parte dei
fondamenti del nuovo edificio destinato agli apostolini. Inoltre, accanto alla
villa dal lato occidentale c'era una cappella di famiglia, con nel retro un
loculario per i defunti della famiglia stessa. Al lato della cappella si
estendeva un breve cortile con un garage; poi alberi, tra cui due alti pini. Il
parco era popolato di numerose piante di varia qualità, tra cui una doppia fila
di alti tigli che costeggiavano un lungo viale, dal quale si poteva ammirare
tutto il panorama della
valle sottostante, dal Mare Adriatico ai monti che circondavano Ascoli. In
lontananza poi, nelle giornate serene, si poteva vedere distintamente il Gran
Sasso d'Italia, ammantato di nevi per molti mesi. La gente del luogo aveva un
tono di vita cristiana molto sentito e caldo. Perciò questo sembrò un luogo
molto più adatto per la sede definitiva di Casa S. Maria.
Trasferimento
a Pagliare (AP) - 14 ottobre 1935
Il trasferimento avvenne il 14
ottobre 1935. Fatti i preparativi i giorni precedenti la mattina verso le ore 4
si lasciò Sassoferrato e si prese il treno per Pagliare, dove si giunse accolti
dal vecchio contadino dei Montori e dalle persone del luogo.
Così raccontava il Padre Rettore
agli Apostolini <<Davidde ci aspettava con la... pariglia>>.
Al bivio per Spinetoli, fermata
obbligatoria di quasi tutti gli autoservizi, <<Davidde>>, il vecchio contadino
dei conti Montori, era lì pronto con un bel paio di maestosi buoi aggiogati ad
un plaustro ripulito per l’occasione. Fu il primo incontro con la terra Picena,
sulla via Salaria. Era la nuova terra preparata dal S. Cuore ai suoi prediletti.
Se però il sapersi in una posizione
più centrale, più bella con i migliori auspici per un magnifico futuro sviluppo
diffondeva nell'animo un senso di maggiore letizia che non a Sassoferrato, ben
presto ci si dovette convincere che per intanto la ristrettezza e la poca
adattabilità dei locali imponevano per una seconda volta i sacrifici degli
inizi. Difatti tanto i religiosi quanto gli alunni dovettero adattarsi in locali
ristretti e non sempre sufficientemente comodi. La chiesina - sepolcreto era
sufficiente per una famiglia, ma estremamente piccola per una comunità come la
nostra già discretamente cresciuta a Sassoferrato.
Gli alunni dovettero adattarsi
nella cantina della villa, umida e buia, per il refettorio. Le aule scolastiche
erano sistemate parte in alcune stanze e parte nel garage, che faceva sentire
tanto il freddo quanto la pioggia. Nel cortiletto antistante al garage ci si
muoveva a difficoltà. Perciò, appena fatto il trasferimento, il primo pensiero
del R. P. Gigante e dei suoi collaboratori fu quello di fabbricare l'edificio
adatto a tutte le esigenze degli apostolini. E difatti non si perdette tempo.
Preparati i mezzi e il progetto,
di li a un anno iniziarono i lavori. Questi furono assunti e condotti dalla
Ditta Migliore Migliori & Figli di Monsampolo del Tronto, sotto la direzione
dell'Ing. Dante Fornoni di Bergamo, progettista. Naturalmente questo sforzo
impose molti sacrifici, ma la Provvidenza non fece mancare il suo
aiuto, di modo che ben preso l'edificio fu finito nelle sue linee essenziali e
poté permettere l'ingresso degli apostolini, che così in un ambiente più adatto
poterono iniziare un ritmo di vita più tranquillo e ordinato.
E' vero, mancavano ancora tante cose
al completamento della Casa, ma intanto era già molto poter uscire dal primo
disagio degli inizi. Nel frattempo si poterono allacciare buone relazioni tanto
con le autorità religiose e civili quanto con la gente, che ci prese presto a
voler bene e stimare, specie attraverso il ministero sacro dei nostri padri e le
manifestazioni della vita della nostra Scuola Apostolica. Così, con un periodo
di lento, ma definitivo assestamento, passarono i primi anni di Pagliare e si
giunse al 1939 quando il R. P. Gigante, tanto benemerito per la fondazione
della Casa S.Maria, fu nominato Rettore della Scuola Apostolica di Trento e
sostituito a Pagliare dal R. P. Ignazio Salandi.
Durante il triennio del R. P. Salandi si continuò la progressiva sistemazione
della Casa e il migliore andamento della vita della Scuola Apostolica. In
particolare, si cercò d'incrementare l'afflusso e la scelta delle vocazioni; di
sviluppare la segreteria; di mantenere e coltivare sempre meglio le nostre
relazioni con le autorità e la gente del luogo, per assicurare alla Casa un buon
appoggio.
I pericoli della guerra
(1942)
Altri problemi si presentavano man
mano che si andava avanti, ma ormai una più grave preoccupazione li fece mettere
tutti da parte; i preparativi prima e lo scoppio della guerra poi ci obbligarono
a pensare innanzitutto alle esigenze vitali della Casa, anche perché non si
sapeva quando e come la guerra sarebbe finita. Nel frattempo al R. P. Salandi
succedeva alla Direzione della Casa il R. P. Bernardo Tosolini.
Proprio in questi frangenti (anno
1942) ricorreva il decennale della fondazione della Casa, ma esso non poté avere
che una debolissima eco. Noi ci venivamo a trovare tra due fronti: al Nord
l'esercito italo - tedesco, al Sud l'esercito alleato che avanzava e ormai era
già a Pescara. Le incursioni aeree si facevano sempre più frequenti e
pericolose, tanto di giorno che di notte. I viveri venivano sempre più ad
assottigliarsi e il problema del mantenimento di tutta la Casa diventava sempre
più grave e preoccupante. Inviare gli alunni alle loro famiglie era impossibile,
perché il Sud era sbarrato dall'esercito alleato e le stazioni erano
continuamente bombardate.
Mantenerli
in Casa diventava sempre più difficile, sia perché la segreteria, a causa della
guerra, era ridotta ormai a zero, sia perché i pericoli di una guerra si
facevano sempre più vicini. A tutto questo si aggiunse anche una scossa violenta
di terremoto che mise a dura prova il fabbricato vecchio della villa e un
po’anche il nuovo fabbricato, e gettò nell'animo un grande spavento. Allora
tanto il Rettore come i suoi collaboratori si mobilitarono, per escogitare i
mezzi migliori atti a fronteggiare la situazione che malgrado noi veniva
creandosi.
A Pagliare si era aperta una Scuola
Media di emergenza e il Rettore e qualche altro religioso accettarono
l'insegnamento di alcune materie, affine di ricavare qualche sussidio. I Padri
che uscivano per il sacro ministero sia nelle cappelle che nelle parrocchie
fecero appello alla gente, affinché venissero in soccorso dei nostri alunni. In
casa si organizzarono frequenti recite, alle quali era ammesso il pubblico dei
paesi vicini, che alla fine ci davano delle offerte. Ma il bisogno era grande e
la prova si prolungava.
Allora non si esitò di andare a
chiedere l'elemosina di casa in casa, tra le famiglie della vallata del Tronto e
alcuni benefattori benestanti. Eravamo giunti a soffrire la fame: lo spettacolo
di tanti giovanetti che a refettorio imploravano un po' di pane o qualche cosa,
per poter resistere da un pasto all'altro, era una cosa che commuoveva e faceva
soffrire profondamente. Non si poteva far nulla: tutto era razionato e per di
più mancavano i denari. Qualche volta si vide allora lo spettacolo dei religiosi
che saltavano la loro colazione, per poter alleviare il disagio di qualche
apostolino.
A un certo momento cominciarono a
presentarsi in casa dei comandanti tedeschi che chiedevano di occupare
l'edificio; il fronte infatti avanzava e si pen-sava di costruire una linea di
resistenza a oltranza proprio nella nostra vallata. Quali fossero i pericoli che
la presenza dei militari attirasse su di noi è facile immaginare; perciò si
resistette il più possibile e per ben otto volte si riuscì ad evitare
l'occupazione.
In questo momento anche il Vescovo
della Diocesi, S. E. Mons. Ambrogio Squintani, preoccupato della minaccia di
occupazione della sua residenza estiva nei pressi di Colli del Tronto, chiese al
Rettore d'inviare un gruppo di alunni con qualche padre. Il Rettore accolse la
sua domanda e inviò una classe col R. P. Alberto Aly e un prefetto. Intanto la
nostra casa, dopo aver resistito a lungo all'occupazione, dovette accettare un
gruppo di ufficiali che si sistemarono nei locali della villa, costringendo i
religiosi ad alloggiarsi alla meglio nelle poche stanze lasciate libere.
La vita diventava sempre più
difficile. Mancavano i viveri, c'erano i pericoli del fronte vicino, i pericoli
di una lunga resistenza da parte dei due eserciti, i pericoli dei partigiani che
cominciavano ad agire in tutti i sensi, i bombardamenti e gli spezzonamenti
continui. Per un momento si pensò di ritirarci al Nord, divisi in gruppi con a
capo qualche padre e prefetto e di lasciare la casa in custodia a qualcuno di
noi. Ma ad attuare questo progetto si decise di aspettare il momento estremo e
intanto si sarebbe seguita la situazione come si sarebbe presentata.
Una sera il Rettore, preoccupato,
raccoglie il suo Consigli e propone di fare un voto alla Vergine di santificare
con alcune pratiche il Primo Sabato del mese, se si fosse usciti incolumi dalla
guerra.
Non ha ancor finito di parlare,
quando si sente l'improvviso rumore di aerei e poi uno scoppio terribile. La
luce viene a mancare e un odore di polvere comincia a diffondersi per la casa.
Gli alunni escono nei corridoi,
gridano e piangendo si precipitano per le scale all'impazzata. Prontamente
intervengo il Rettore, i Padri e i Prefetti e con qualche lampadina fanno luce e
cercano di ristabilire l'ordine, la calma e la fiducia.
Si constatò poi che tra la nostra
casa e la villa vicina erano caduti una quindicina di spezzoni, le cui schegge
avevano appena toccate le finestre di qualche stanza e della biblioteca, senza
arrecare danno ad alcuno. Si era nella novena dell'Immacolata ed era giunto il
tempo di andare in chiesa. Ci recammo in chiesa e più che mai ci raccomandammo
alla Vergine. Il voto fu senz'altro confermato. In questo momento, la Casa
S. Maria, esperimentò un intervento straordinario della Vergine.
Si conserva ancora un disegno di
Casa Santa Maria . Ricorda la promessa fatta, ricorda i pericoli scampati per la
protezione della Vergine Santa.
Mentre sembrava inevitabile la
resistenza sulla nostra linea, mentre già si piazzavano in alcuni punti della
nostra Casa cannoncini e mitragliatrici e il comando tedesco in casa nostra
predisponeva la difesa, dalle colline dell'Abruzzo scendevano le retroguardie
tedesche e saltavano alle spalle i ponti e le cabine elettriche, mentre da un
momento all'altro si attendeva che saltasse la diga del lago Scandarello e
le acque invadessero la Vallata, mentre noi stessi, non sapendo cosa fare più,
avevamo sospesa ogni attività e ci tenevamo pronti a prendere una decisione
conforme agli eventi, ecco la radio ricevente del comando tedesco in casa nostra
che chiama. Intorno si da un gran trambusto di soldati e ufficiali: il
comandante che sta riposando sulla rete di un letto sotto il portico della
villa viene svegliato e chiamato alla radio.
Noi si pensa - E adesso che
avviene? - ma il comandante chiama il Rettore e gli dice che essi devono
ritirarsi immediatamente la sera stessa; ordina quindi una buona cena d'addio.
Noi ci pareva vero! Tutto fu subito fatto. Poi la sera, mentre cominciava a
scrosciare furiosamente una fitta pioggia, tutti i tedeschi lasciarono la nostra
Casa. Al mattino si udì vicinissimo un forte scoppio: era l'ultimo ponte che
saltava alle spalle dell'esercito tedesco ormai lontano.
Ma che cosa era accaduto? Questo: il
fronte del Tirreno aveva improvvisamente ceduto, sulla nostra linea la diga del
lago Scandarello non era saltata per opera dei partigiani: qualora i tedeschi si
fossero fermati anche solo per qualche ora avrebbero corso il pericolo di
rimanere insaccati; perciò si erano improvvisamente ritirati. Certo, la
Provvidenza e la Vergine avevano predisposte le cose così, affine di salvare
anche la nostra Casa.
Il periodo dopo la guerra ebbe per
scopo di riordinare le cose turbate dalla guerra e riprendere la marcia di
sistemazione della Casa S. Maria.
I disagi della guerra avevano
profondamente inciso sulla salute degli alunni e perciò se ne dovettero perdere
parecchi per questo, oltre che per altri consueti motivi. Di conseguenza si
pensò d'incrementare il meglio possibile l'afflusso e la scelta delle vocazioni.
A questo scopo il Vicerettore, R. P. Cataneo, si assunse il compito di girare
paese per paese, affine di fare, per quanto possibile una scelta buona e
abbondante.
Il lavoro riuscì particolarmente
difficile, sia perché si tentava per la prima volta sia perché i postumi della
guerra non rendevano il terreno molto propizio. Tuttavia, in quell'anno e in
quelli successivi, si trovò che il sistema aveva molti vantaggi e lo si adottò
definitivamente.
1949 Inaugurazione della
Grotta di Lourdes
Per impegno in onore della Madonna
Immacolata che aveva salvato Casa S. Maria dai pericoli della guerra, nel maggio
1949 veniva inaugurata la Grotta di Lourdes.
Venne
eretta nel parco davanti alla villa, affine d'introdurre la bella abitudine di
farvi sfilare i nostri apostolini ogni sera, come conclusione della giornata e
per incrementare la devozione alla Madonna.
Per un mese intero dei singolari
manovali in veste talare furono visti innalzare pietra su pietra la suggestiva
dimora della Vergine. Il Superiore e gli altri Padri si improvvisarono muratori.
Si andò più volte col camioncino
della casa al Monte Fiore, per scegliere e raccogliere le pietre di tufo atte
alla costruzione della Grotta. Questa in breve tempo fu compiuta e riuscì assai
bella.
Leggiamo nella Cronaca di Casa
Santa Maria:
Tra il verde del giardino, protetta
da tre alti alberi, che con le loro larghe ed ospitali rame la ricoprono e quasi
la nascondono, la nostra grotta di Lourdes s’innalza semplice e bella.
E’ una modesta costruzione che non
manca di buoni gusti, in cui si nota uno sforzo di imitare nelle linee e nelle
forme, la grotta di Massabielle.
Una copia però molto lontana
dall’originale. Ma non importa. Basta che essa abbia creato in un angolo di Casa
nostra, in piccolo, quello che un pellegrino può trovare là nella piccola città
dei Pirenei: a Lourdes. Nel suo isolamento, circondata di silenzio, invita al
raccogliemento, invita alla preghiera. In quelle tranquillità, in quella pace,
l’Immacolata, che spicca bianca dal fondo della grotta, riempie di speranza e di
fiducia il cuore.
E’ ormai divenuto un luogo molto
familiare per noi; un luogo di appuntamento giornaliero specie in questo mese di
maggio. Cuori assetati di Maria ci dischiudiamo come corolle alla Sua presenza
materna. le nostre voci prorompono in accenti di lode e di supplica, in canti di
gioia e di esultanza. Qui più che altrove veniamo per sentire il messagio di
penitenza, di riparazione. E’ un messaggio molto caro per noi, Sacerdoti del
Sacro Cuore, perché esso forma la sostanza della nostra vocazine, il nostro
Ideale.
Ed è per questo che ogni Casa
della nostra Congregazione, per quanto piccola racchiude tra le sue mura una
grotta da dove l’Immacolata ricorda ad ognuno di noi il nostro Ideale, di
riparazione e di amore.
Ogni sera gli Apostolini cantando
un inno mariano si recano alla Grotta per invocare la benedizione della
Vergine. Da quei canti di amore a Maria, un amore ricantato in mille modi, in
mille tempi diversi, in mille Feste a Lei dedicate, sin dai tempi primi, quando
nella spoglia Cappella la Mamma del cielo era effigiata in un umile quadretto
collocato a fianco dell’Altare.
E’ commovente vedere i figli della
Vergine Immacolata soffermarsi a passare dinanzi alla Mamma per l’ultimo sauto
della giornata; quel saluto, quell’ultimo vicendevole sguardo di amore ha
sorretto tanti giovani nell’ascesa al Sacerdozio; ha ridestato tante speranze in
cuori abbattuti e stanchi.
Vegli ancora la Mamma celeste con la
sua benedizione sui suoi Apostolini, sulla sua Casa, su Casa Santa Maria.
Il Vescovo della Diocesi la visitò,
la trovò ben fatta, diede il permesso di celebrare sul rustico altare e concesse
anche delle indulgenze per chi la visitasse.
Si aveva intanto
sempre presente l’idea della costruzione della chiesa.
Santuario Cuore Immacolato di Maria
25 marzo 1953
La chiesa costruita
fino a sei metri da terra richiedeva di essere completata, se non si voleva
rovinare anche il fabbricato già effettuato, con le intemperie delle cattive
stagioni. Perciò si diede nuovo impulso e si decise di arrivare almeno fino al
punto da poterla sufficientemente officiare.
Difatti, con ogni sforzo si arrivò
a coprirla e a darle un po’ d’intonaco nella parte principale dell’interno. Così
il 25 marzo 1953, Festa dell’Annunciazione si abbinò la cerimonia
dell’inaugurazione della Chiesa e della Vestizione degli alunni di quarta
ginnasiale. Alla cerimonia intervenne S. E. il Vescovo di Ascoli Piceno, Mons.
Ambrogio Squintani, il Prefetto di Ascoli, S. E. Cappellini, molte autorità
religiose e civili, nonché il Vicario Provinciale, R.mo P. Salandi Bernardo,
insieme ad altri confratelli della Provincia. La funzione ebbe un magnifico
svolgimento e tutta la giornata determinò una data memorabile nella storia della
Casa.
L’anno 1954 era stato proclamato dal
Sommo Pontefice un ANNO MARIANO. La Casa S. Maria che s’intitolava alla Vergine,
non poteva rimanere indietro dalle iniziative che da tutte le parti del mondo
cattolico si annunziavano. Perciò predispose un programma d’iniziative, tra cui
un pellegrinaggio di tutti gli apostolini al Santuario di Loreto e il
completamento della chiesa, con la dedica al Cuore Immacolato di Maria,
inaugurando allo scopo anche una statua della Madonna. Il pellegrinaggio a
Loreto fu compiuto nel mese di Aprile. L’inaugurazione della statua della
Madonna ebbe luogo nella festa dell’Immacolata.
La festa della
chiusura dell’Anno Mariano, su richiesta del Parroco di Pagliare, Don Riccardo
Marucci, fu celebrata insieme alla Parrocchia. La nuova statua del Cuore
Immacolato di Maria, eseguita ad Ortisei (Bolzano) dallo scultore Perathòner,
venne esposta nella parrocchia di Pagliare per tutta l’ottava dell’Immacolata.
Poi, la sera della festa, con una splendida fiaccolata, tutto il popolo di
Pagliare l’accompagnò nella nostra chiesa, dove la Parrocchia si consacrò al
Cuore Immacolato di Maria.
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