LA VAL GARDENA:

alla scoperta di un paradisiaco angolo delle Dolomiti*
 

Perchè il buon Padre ci ha donato le montagne? Cosa ci regalano le montagne? Come si vive fra i monti? Chi vive in montagna? Com'è la montagna in Estate? Il buon Padre che è nei cieli ci ha donato le montagne per farci vedere e toccare il suo infinito amore.

La montagna è citata molte volte nella Bibbia, è luogo di molti eventi nell'Antico Testamento, come la montagna di Moria, su cui Abramo stava per fare l'olocausto del suo unico figlio; il monte Sinai, dove Mosè fu chiamato da Dio e dove gli consegnò le tavole della legge; il monte Sion su cui fu eretta la Città di Davide; anche nel Nuovo Testamento ritroviamo la montagna, che per Gesù è stato luogo di raccoglimento e di colloquio con il Padre, o anche di sofferenza, come il Calvario, e luogo di gloria, come il Tabor.  

Il buon Padre che è nei cieli ci ha donato meravigliose montagne: le Dolomiti, che recentemente sono state considerate dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità e quindi dichiarate le "più belle montagne del mondo", anche se tutto ciò che il buon Dio ci dona è tutto bello, ma noi uomini siamo soliti a fare classifiche. Comunque è un posto meraviglioso e poetico che potrebbe somigliare al Paradiso e ci si sente molto vicini al Padre. Ai piedi delle montagne sorgono meravigliose vallate, ricchi di paesi caratteristici del tirolo, dove l'attività tipica è la scultura del legno. Un luogo ricco di tradizioni e che gode di una affascinante posizione è la Val Gardena.

Ora allacciamoci gli scarponi e partiamo dal paesino di Selva di Val Gardena, a mt.1568, alla scoperta delle maestose montagne. La salita è dura e impervia, ma il profumo e la bellezza dei boschi di abeti, pini cembri, larici e del sottobosco di pini mughi, felci e tanti fiorellini colorati ci fanno svanire il senso di fatica. Dopo qualche ora arriviamo in alto lasciandoci alle spalle il bosco e godendo di un magnifico panorama: la Val Gardena, il gruppo Sella, il gruppo Odle, il gruppo del Sassolungo e le Alpi Siusi. La nostra direzione è il Sassolungo, la montagna più alta della valle, e quindi ci incamminiamo per il sentiero che porta alla nostra destinazione. Il sentiero è fatto di sali e scendi e salendo incontriamo un bellissimo crocifisso in legno dove si sosta in preghiera e poi si riparte lungo il cammino. La camminata diventa una festa per gli occhi e una palestra per le gambe. Mentre si cammina si rimane estasiati dal verde dei prati che sembrano velluto, le pennellate di colore dei fiori, l'intenso azzurro del cielo e l'aria pulita e fresca che accarezza il viso. Il paesaggio si apre davanti a noi e il nostro cuore loda il Signore: questo luogo di alta montagna è semplicemente ineguagliabile, ovunque gli occhi pongono lo sguardo questa meravigliosa terra da una felicità assoluta. Ed ecco che arriviamo davanti a un'immensa parete rocciosa, un gigante, il Sassolungo. Il picco che gli dà il nome è un possente colosso di roccia, alto 3200 metri circa, e questa immensa parete di roccia pallida crea un magnifico contrasto con l'azzurro del cielo. Le Dolomiti vengono dette anche "Monti Pallidi" per la pietra sedimentaria molto chiara di cui è composto il territorio, chiamata appunto roccia dolomitica. Infatti il passaggio di una nuvola davanti al Sole crea dei magnifici giochi di luce sulla pallida parete. Al tramonto i raggi del Sole calante infiammano la roccia riflettendo la luce e il colore pallido della roccia assume un caratteristico e particolare bagliore rosato, uno spettacolo unico e fantastico, chiamato enrosadira. Continuando a camminare intorno al gruppo del Sassolungo si continua a godere di fantastici panorami e il sentiero è accompagnato da tanti bellissimi fiori che caratterizzano il paesaggio, tra cui il rododendro, che ha un colore rosa intenso con sfumature rossastre. Il tragitto poi è allietato dal suono di una banda musicale, ovvero le mucche coi loro campanacci, enormi, magnifiche e splendide creature del Signore, che beatamente gustano la fresca e tenera erba di alta montagna, e per questo i loro escrementi profumano l'aria. Queste mucche sono molto particolari, infatti sono docili, socievoli e gradiscono la compagnia degli uomini. Dopo aver sostato ed accarezzato qualche mucca si continua a camminare e tutt'intorno tra prati, rocce, monti, panorami, c'è uno spettacolo da lustrarsi gli occhi, anche se i piedi, al contrario, mandano dagli scarponi un segnale un po' diverso... Comunque è il piacere degli occhi e del cuore a vincere. Si giunge poi in uno scenario veramente unico, dove si incontrano da piccoli a massici blocchi di pietra, tanto da assomigliare più a un percorso a ostacoli che a un sentiero montano e bisogna fare attenzione a non scivolare attraverso il ghiaione: siamo giunti alla "città dei sassi". Questi grossi sassi sono stati trasportati ai piedi della montagna da uno storico disgelo di un ghiacciaio che oggi ha creato un suggestivo scenario, queste bianche rocce non sono solo lungo il sentiero, ma sono anche sparse nei verdi prati, tanto che a distanza possono somigliare a tante pecorelle.

Man mano che si sale nel difficile sentiero con il ghiaione si giunge in un punto alto dove si rimane senza respiro nel trovarsi a faccia a faccia con la "regina dei ghiacciai", la Marmolada. Bellissimo scenario: ai piedi della montagna c'è il verde, poi il bianco del ghiacciaio che tocca l'azzuro del cielo. Gli occhi rimangono catturati da questa eccezionale opera d'arte ovviamente non creata dagli uomini, ma dal nostro padre che è nei cieli. Mentre l'aria gelida sferza il viso si rimane a contemplare questo panorama e l'immagine rimane impressa nel cuore e nella mente come una fotografia. Ora si fa difficoltà a riprendere il cammino e lasciare questo paradisiaco scenario...ma si continua portandosi dentro la felicità di questa ineguagliabile ricchezza. Mentre si continua a girare intorno a questo gruppo di montagne rocciose, si sente uno scrosciante rumore di acqua che s'infrange fra le rocce, si fa allora un "fuori rotta" e con un pò di difficoltà si segue lo scroscio dell'acqua fino a scoprire una sorgente di acqua trasparente, limpida e cristallina. Anche se gelida non si riesce a fare a meno di toccarla fino a quando le mani diventano intirizzite e poi berla, e anche se gelida il sapore fa gioire le papille gustative, è come bere alla fonte del Signore. Grazie a questa sua preziosa acqua, tutto il creato vive.

Il giro intorno al Sassolungo sta per concludersi, sembrerebbe passato poco tempo, ma in realtà sono passate molte ore e anche se controvoglia si deve riprendere il sentiero per riscendere al paese, ovviamente bisogna scendere da un'altezza di 2.500 mt. c.a. e qualche ora passerà ancora. In questi luoghi il tempo sembra fermarsi, e proprio ora che si inizia la discesa, le rocce ci fanno capire che sta per arrivare il tramonto: da pallide si colarano di tanti stupendi riflessi rossastri, il fenomeno dell'enrosadira. C'è una leggenda dolomitica su questo fenomeno unico al mondo... Tanto tempo fa, in questa zona dolomitica viveva Laurino, il re dei nani. Aveva un immenso e infinito giardino di rose di montagna (cioè rododendri) che si spandeva per tutte le dolomiti circostanti al suo castello e ogni giorno lo ammirava, si fermava a guardare il meraviglioso colore e a sentire il magico profumo. Ci teneva tanto al suo giardino di rose, tanto che aveva istituito una tremenda punizione per chi avrebbe osato raccoglierle o rovinarle e aveva messo a guardia molti nani come se fosse un tesoro. Ma un giorno fu colto dalla tristezza. Cosa non gli andava bene? Aveva un immensa bellezza davanti ai suoi occhi, era ricchissimo, infatti il suo castello era fatto tutto di pietre preziose e nel sottosuolo del regno c'erano infiniti cunicoli e gallerie pieni di ricchezze tutte appartenenti a lui, ma perchè Laurino era triste? Era innamorato. Era bastato il vociferare dei suoi sudditi, che parlavano di una ragazza bellissima, dai capelli d'oro, la pelle delicata e con le guance che sembravano rose. Era Similda, la figlia del re della Val d'Adige, suo vicino, ed aveva trafitto il cuore a Laurino anche se non si fossero mai visti. Il piccolo re pensava che se era bella come dicevano senz'altro doveva essere la rosa più bella del suo giardino. così decise di mandare tre nani ambasciatori a chiedere la mano della principessa. Il re della Val d'Adige li accolse con cordialità e ascoltò la loro proposta, ma la principessa rifiutò. Quando Laurino seppe la brutta notizia si infuriò e pensò di rapirla con le sue arti magiche. Poco tempo dopo la principessa fu rinchiusa nel cuore di una montagna circondata da molte ricchezze, ma senza poter più vedere la luce del Sole. E in queste condizioni la principessa rimase per sette anni, mentre suo fratello, suo padre e i due che in una gara si sarebbero dovuti contendere la sua mano, la cercavano disperatamente. Finchè un giorno il fratello, vicino al roseto del re dei nani, riconobbe il profumo di sua sorella. Tornato al suo castello radunò subito tutti i suoi soldati e, venuto a conoscenza della forza, dell'astuzia e delle stregonerie di Laurino chiese l'aiuto di Teodorico da Verona, re dei Goti, e dei suoi soldati, che accettarono subito. Partirono per il regno dei Nani e, appena arrivati, un cattivo soldato del principe della Val d'Adige comincià a calpestare le rose fino al castello del re dei Nani, sulla cui entrata c'era Laurino, molto irato. Subito il soldato lo assalì, ma Laurino attraverso una magia combattè con la forza di dodici uomini, e così accorse in aiuto anche Teodorico, alla quale un saggio soldato gli aveva rivelato come togliere l'oggetto magico che rendeva Laurino così forte. Così Laurino fu sconfitto. Stavano per ucciderlo, quando una porta segreta nella montagna si aprì e apparve Similda con le sue dame che chiese pietà per Laurino che l'aveva sempre trattata bene. Similda poi ordinò di fare un patto fra umani e nani, altrimenti non sarebbe tornata nella Val d'Adige. Laurino, anche se travolto dalla tristezza, dovette accettare il patto. Poi, per onorare il sacro principio dell'ospitalità, Laurino invitò tutti in un sontuoso banchetto nel suo castello. Alla fine poi tutti si ritirarono per un meritato riposo. Però un piccolo gruppetto di soldati, desideroso di arraffare il tesoro di Laurino, stava per attaccare il castello, ma fu avvistato e con una stregoneria di Laurino l'esercito dei nani li respinse. Un soldato, svegliatosi di soprassalto per il tumulto, pensò ad un inganno di Laurino, radunò così tutti i soldati e attaccò, ma anche stavolta i nani vinsero e misero tutti in prigione. La principessa però non poteva lasciare suo fratello in catene e così, con un incantesimo che in quei sette anni riuscì ad imparare, li liberò e fece loro catturare Laurino. Il re dei nani fu incatenato, fu portato via dalla sua montagna e fu imprigionato sotto la sorveglianza di un soldato. Ma un giorno, sotto gli occhi del soldato che era ubriaco fradicio, Laurino riuscì a scappare. Gli ci vollero giorni e giorni prima di sentire di nuovo il profumo delle sue amate rose, poi, arrivato al suo castello, ordinò che mai più il popolo dei nani avrebbe dovuto avere confidenza con i crudeli umani e recitò un incantesimo, in cui disse che mai più il suo roseto avrebbe dovuto far godere del meraviglioso spettacolo e rallegrare gli umani, nè di notte, nè di giorno, e detto questo sparì con il suo roseto, che lasciò il posto a una desolata distesa di pietra, ma Laurino si era dimenticato il momento in cui i giorno cede il posto alla notte, dove non è nè giorno nè notte, cioè il tramonto. E' così che al tramonto riappare il giardino di re Laurino, rivestendo di una brillante luce rosea tutte le Dolomiti.

...Mentre si prende il sentiero della discesa con le rocce che non sono più pallide, ma iniziano a prendere un colorito roseo, facendo attenzione a non scivolare perchè il percorso è impervio e con ghiaione, si incontrano scenari che fanno sembrare di vivere in un quadro d'autore, o in una cartolina. Mentre si cammina lo sguardo è catturato da uno specchio d'acqua limpida incorniciato dal verde intenso del prato montano: è un grazioso laghetto naturale di alta montagna. Questo laghetto immerso nella natura sembra finto e per accertarsi di essere desti viene la tentazione di buttare un sasso nel laghetto. Ma è tutto vero! Che meraviglia!...Inoltre, avvicinandosi al laghetto, si vede che nel bel mezzo c'è un grosso pezzo di roccia, sicuramente staccatosi dal Sassolungo, ma non è solo...su di esso vive un abete con le radici abbarbicate ed aggrovigliate attorno, ed è come se dicesse:"Questo è mio e nessuno lo tocchi!". In questi posti si può ben capire e condividere la scelta dell'abete. Questo "povero" alberello agli occhi degli uomini, non sembra essere un alberello fortunato, perchè non è nato e cresciuto in un bel prato verde o in un bosco insieme ai suoi familiari, ma lui, pur di vivere in questo paradiso si accontenta di questo posticino che il Signore gli ha donato, e può esserci qualche bambino che, mentre lo ammira, pensa: "Beato lui!". La discesa continua ed ecco che si entra nei boschi e se si è fortunati ci si può anche perdere... E mentre ci si perde nel bosco, non fa paura, come tutti potrebbero pensare, ma ci si sente al sicuro come essere nel Cuore di Gesù: il Cuore di Gesù è come un bosco. Girovagando per il bosco ancora di alta montagna si ha una sensazione di pace e serenità e si possono ammirare colori, movimenti, profumi e anche il gorgoglio dei molteplici ruscelli limpidi che solcano il sottobosco, facendo però attenzione a non caderci dentro poichè molte volte sono ricoperti dall'erba e dai fiori. Se si è fortunati, è possibile che l'udito venga richiamato all'attenzione da un verso insolito: è quello del gallo cedrone. Il gallo cedrone è un uccello grande e maestoso, che vive soprattutto nei boschi alpini sopra i 1800 metri. Ha una grande coda rotonda simile a quella di un pavone, anche se meno colorata, e delle ali che non riescono a sollevare in volo il corpo. Mangia piante, semi e insetti, ha un piumaggio che può essere verde-grigiastro o marrone, ha gli occhi circondati da una macchia di piume rosse e può essere lungo fino a 90 centimetri.

Mentre si è estasiati e in pace in questo paradiso dove tutto parla di Lui, ecco che "purtroppo" si trova il giusto sentiero e così finisce questa giornata; coloro che hanno tanto lavorato chiusi negli scarponi possono finalmente tirare un sospiro di sollievo, mentre la mente e il cuore ringraziano con gioia il buon Padre per tutto il suo meraviglioso creato...ma non è finita qui, perchè non appena sorella Luna farà posto di nuovo a fratello Sole si ripartirà verso altre alte vette...

...Il Sole illumina l'intenso verde delle montagne e gli scarponi sono già allacciati, pronti per partire alla scoperta dell'Alpe di Cisles. La vetta da raggiungere è il Col Raiser a metri 2107, e mentre si sale fra i boschi e ci si avvicina alla punta oltre al profumo intenso del sottobosco, alle narici giunge un'aria olezzante e gustosa diversa dal solito, e più si sale più questo profumo diventa intenso e primario. Arrivati in punta, lasciato alle spalle il bosco, agli occhi appare uno scenario di una prateria ondulata, mentre l'intenso profumo assale il corpo e gli scarponi si ritrovano nel bel mezzo del fieno essiccato dal Sole. Il profumo è talmente forte ed estasiante che non si riesce a fare a meno di tuffarsi e fare un bagno di fieno profumato e mentre si è distesi su di esso si sbircia di tanto in tanto il cielo che è intensamente azzurro. Il blu del cielo è così puro, l'aria così tersa e profumata, i contorni delle cime e tutt'intorno sono così pittoreschi, che crediamo di sognare, si è così vicini al cielo e così lontani dalla Terra. Nella pace, nel silenzio e nell'aria pura si prende il sentiero che attraversa il parco nazionale Puez-Odle che porta fino al monte Seceda, a metri 2518. Lungo il sentiero, oltre al godere del favoloso panorama si rimane estasiati nel vedere i prati pennellati dai mille colori dei fiori, con prevalenza del rosa intenso dei fiori di rododendro, che ne caratterizzano il paesaggio, e mentre si cammina la nostra attenzione viene richiamata dallo scroscio dei limpidi e cristallini ruscelli e dalle sorgive che sgorgano dai verdissimi prati. Questo luogo infatti è ricco di acqua, come uno scrigno pieno di monete d'oro, attenzione a non sedersi fra i prati, si rischia di bagnarsi! In questo luogo ricco di fiori non possono mancare le colorate farfalle, di tutti i colori, farfalle sfumate di azzurro come il cielo e farfalle arancioni a tratti nere possono accompagnare durante il cammino, e sono così compiacevoli che possono poggiarsi su di un bambino come se fosse un fiore e fargli carezze e solletico, per poi poggiarsi di nuovo su un fiore di rododendro e lasciarsi fotografare come se fossero modelle. Mentre si prosegue si incontra un crocifisso di legno, e grazie a Lui che ci accompagna in questo cammino e ci fa godere di questi suoi infiniti miracoli, non si riesce a resistere dalla voglia di lodarlo, e con le porte del cuore spalancate rendergli grazie e amarlo. Questo sentiero immerso nel verde dei prati ondulati conduce alla casa del Signore, ovvero ad una graziosa chiesina in pietra con un piccolo campanile, totalmente immersa nel verde, nella quiete e nella tranquillità. Entrando Gesù ci accoglie a porte aperte e ci si concede una sempre gradita pausa in sua compagnia. L'interno della chiesina è in legno ed è semplicemente deliziosa, calda ed accogliente, c'è un bel crocifisso e la statua in legno della Madonna col Bambin Gesù e ovviamente un piccolo tabernacolo in legno; quando si è in compagnia di Gesù e la Madonnina si ha la sensazione di avere tutto ed in questa chiesina sembra di essere in paradiso. Poi si saluta Gesù e la sua Mamma e portandoli nel cuore si prosegue fra i verdi sentieri incontrando tante casine caratteristiche in legno, fontanelle con facce di legno e un' immancabile campanella da scampanellare, e ovviamente il panorama roccioso che non ci abbandona mai. Arriviamo ad un laghetto che giace tranquillo su di un prato con vicino una malga in legno che produce formaggio di capra; qui ci sono delle simpatiche caprette con le cornette ed il pizzetto ed hanno un pelo di colore marrone o bianco. Si può passeggiare in loro compagnia, avendo la sensazione di essere "Heidi" o "Peter" come nel cartone animato. Poi si può assistere alla mungitura di una capra, che in una sola mungitura può dare un litro di latte. In questa malga c'è un piccolo cucinino casalingo dove delle signore tirolesi cucinano qualche specialità tipiche del posto, piatti a base di formaggio e vari tipi di formaggio ovviamente di loro produzione, e allora ci si siede all'aperto a mangiare, fra i monti e l'azzurro tetto che contrasta meravigliosamente il colore dell'immensa distesa verde. Le papille gustative si mescolano armoniosamente con questo magnifico scenario montano. Dopo essersi ristorati, ci si concede un momento di riposo sdraiati nell'immenso materasso verde che il buon Padre ci ha donato, e con il viso rivolto verso il cielo ci si lascia baciare dai caldi e gradevoli raggi del Sole. Dopo aver gradito questi baci ci si accorge che le guanciotte sono rosse e bollenti. Ma non importa, perchè il Sole è di Dio. Si fa un po' fatica a ripartire, ma gli scarponi sono già scalpitanti. Ora la salita verso il picco della Seceda è un po' faticosa, ma pian pianino, attratti dall'incantesimo e dal fascino del paesaggio la fatica non si sente, e mentre si sale per quest'ultimo tratto, ci sono prati con tantissimi puntini gialli, e man mano che ci si avvicina si scopre che sono margheritine gialle, con il loro faccino rivolto verso il cielo. Arrivati finalmente alla vetta, nel punto più alto, si erge un altissimo e meraviglioso crocifisso con Gesù a grandezza d'uomo. Sotto questo enorme crocifisso ci si sente una formichina, e anche se ricorda un momento doloroso, è comunque bellissimo ammirare Gesù nell'immenso azzurro del cielo, circondato da tutto il Suo creato. Da sotto il crocifisso lo sguardo vaga nell'orizzonte, dove si vedono tante vette e catene montuose, dalle sfumature violacee a causa della lontananza, queste sono le Alpi Retiche, fino ai confini e oltre, nelle montagne austriache. Poi lo sguardo si sposta verso i piedi e ci si accorge che si è proprio su un picco, perchè proprio sotto di noi c'è un precipizio con una parete di rocce frastagliate. E in lontananza si gode lo spettacolo di tutta la vallata. Ovviamente chi soffre di vertigini non può stare sopra a questa vetta, ma qualche bambino può sentirsi contento di essere lì, l'aria è limpida, pura e gelida, ci si sente in cielo e fa venir voglia di aprire le ali e volare...purtroppo ci si accorge di non averle, e quindi si rimane con i piedi ben saldi. Guardandosi intorno queste cime del gruppo Odle assomigliano ad un paesaggio lunare, con creste screpolate e detriti rocciosi, che danno proprio l'impressione di essere sulla Luna...Una leggenda narra che tanto tempo fa queste rocce non erano così pallide e chiare come le vediamo oggi, ma erano scure e minacciose. In questo luogo viveva un ricco principe sempre triste perchè il suo desiderio era la Luna. Ogni notte sognava la Luna e una bella fanciulla che abitava su di essa. Un giorno, il principe, mentre passeggiava su queste rocce, vide una nuvola brillante che aveva coperto la cima rocciosa di una montagna. Incuriosito, salì sulla cima ed entrò dentro la nuvola, e qui vide due personaggi un po' strani che lo informarono dicendogli che erano abitanti della Luna. Allora il principe contento chiese se poteva andare con loro sulla Luna. Loro acconsentirono, ma lo avvertirono che se fosse restato a lungo, i suoi occhi non sarebbero stati capaci di sopportare tutto il candore e avrebbe perso la vista. Il principe, felice, prima di partire, raccolse un bel mazzo profumato di fiori di rododendro, e poi partì trasportato dalla nuvola. Quando fu sulla Luna rimase incantato dalla bellezza del colore pallido e lucente, e proprio mentre vagava, incontrò la bellissima fanciulla dei suoi sogni e gli donò il suo bellissimo mazzo di rododendri. La fanciulla, che era la prinicipessa della Luna, rimase infatuata dal bellissimo colore e profumo dei fiori, poichè sulla Luna anche i fiori avevano un colore pallido. La principessa poi s'innamorò del principe e, vedendo i fiori, si innamorò anche del pianeta Terra. I due si sposarono, però il principe stava perdendo la vista, proprio come nell'avvertimento dei due abitanti della Luna e così dovette tornare sulla Terra e portò con sè la bellissima principessa. Arrivati sulla Terra, la principessa non immaginava che le rocce delle Dolomiti fossero scure e minacciose. La principessa aveva tanto paura di queste tenebrose rocce, e aveva sempre più nostalgia della sua cara Luna. La principessa prese una decisione e se ne tornò sulla Luna. Il principe fu tanto triste e mentre errava per i boschi piangendo, incontrò il re dei nani, che gli promise di aiutarlo. Il re nano chiamò tutti i suoi sudditi e, con delle scintillanti magie, le rocce dolomitiche divennero pallide come quelle della Luna. Il principe, contento, mandò un messaggio alla Luna, invitando la principessa a tornare, perchè le rocce erano cambiate. La principessa tornò trasportata da una nuvola e, quando scese su una cima rocciosa, vide subito che il paesaggio era incantevole come quello della Luna. La principessa, prima di partire, raccolse dei fiori della Luna che portò in dono alla Terra, e questi diventarono le stelle alpine, che ora popolano e caratterizzano le Alpi. Il principe delle Dolomiti e la principessa della Luna vissero per sempre felici e contenti fra queste rocce pallide e frastagliate...

"Anche se c'è qualche bambino che pensa che il buon Padre che è nei cieli abbia raccolto le stelle dal firmamento e le abbia piantate sulle Alpi, sempre vicine a Lui, per farci godere dei suoi doni da vicino, e noi suoi figli, quando le abbiamo scoperte, le abbiamo chiamate stelle alpine. Infatti per vedere e ammirare questi meravigliosi e unici fiori al mondo, bisogna recarci su queste pallide montagne."

...Purtroppo la mente viene richiamata dall'ora ormai tarda e con gran fatica bisogna scendere di nuovo, si guarda Gesù e un pò malinconici si riparte. Ma questa volta si fa un tratto con una spaventosa cabinovia che ci fa scendere da questa parete rocciosa. Poi si ricontinua camminando per i sentieri fino a quando si scorge in lontananza e nascosto dagli alberi del bosco un tenero e dolce animaletto che ci guarda con i suoi occhioni tondi e scuri e un pò spaventati dalla nostra presenza: è un cerbiatto. Il cerbiatto è il cucciolo di cervo. Molti lo chiamano Bambi, proprio come il cartone animato. E' un cucciolo tenero, dolce e indifeso e ha una gran paura dell'uomo, e fa bene! Il cerbiatto quando cresce diventa un cervo, uno dei più maestosi animali del bosco. I maschi sulla testa hanno delle grandi corna ramificate che diventano più grandi ogni anno, infatti cadono tutti gli anni ad inizio primavera e rispuntano qualche settimana dopo, ma ogni volta ricrescono più grosse e con più punte. I cervi mangiano foglie di alberi, germogli, erba e muschio. I cuccioli di cervo nei primi mesi di vita non riescono a stare in piedi e la mamma li mette al riparo tra le fogli degli alberi e l'erba, in cui si mimetizzano molto bene, infatti i cerbiatti sul loro pelo hanno delle piccole macchioline più chiare, che assomigliano proprio a piccole foglioline.

...e questo cerbiatto, dagli occhi tondi e dolci, spaventato scappa. Vien voglia di inseguirlo, ma lui delicatamente si dilegua nel bosco.

Portandoci nel cuore questo piccolo e dolce animaletto che vive libero nei boschi, si continua a scendere lasciandoci alle spalle questa magnifica giornata.

Mentre ci si riposa, nella mente scorrono tante bellissime fotografie, e ormai la Luna, con i suoi miliardi di stelline, ha fatto la sua entrata nel palcoscenico della notte. A 1.568 metri sopra il livello del mare si rimane a contemplare questo notturno cielo luminoso. Da qui le stelle sono più vicine e brillanti e la Luna sembra un enorme faro nel cielo che illumina le montagne evidenziandone i contorni e facendoci godere questo meraviglioso paesaggio anche di notte. Poi ci si addormenta felici con nel cuore il Padre che è nei cieli e con tutte le sue creature.

...Fratello Sole splende sorridente nell'immenso azzurro del cielo e ci fa capire che tutto l'immenso creato è sveglio. L'aria del mattino è veramente gustosa: fresca, tersa e profumata; e allora ci si incammina sull'alta via Rasciesa, a metri 2.100. Questo sentiero fra i boschi è molto particolare e pieno di Dio perchè si è accompagnati dalla Via Crucis con le sue quindici stazioni e non ci fa mai dienticare quanto Gesù ci ha amato e ci ama. Dopo qualche ora di cammino faticoso e vivendo nel cuore la Passione di Gesù, si giunge alla prima meta dove, dopo ogni fatica, c'è sempre un bellissimo premio, perchè ad occhi sgranati si può ammirare un bellissimo panorama ad alta quota, con il cuore spalancato e a braccia aperte si loda il buon Padre che è nei cieli e si ammirano le Alpi Siusi, il Sassolungo, il gruppo Sella e il gruppo Odle. Da qui si riparte per il sentiero che porta alla chiesina della Santa Croce a metri 2.300. Mentre camminiamo si ammira il paesaggio e si prosegue in questa Via Crucis. Ma ecco che fra i pendenti verdi prati si incontrano degli amici: uno bello, alto e scuro, l'altra bella, bionda con le gambe lunghe, e un altro bianco a pois neri, insieme a uno vestito di marrone; ovviamente parliamo di meravigliosi cavalli che vivono liberi in questo luogo. Il cavallo nero ha un portamento regale e una bella criniera lunga e scura, un altro è molto particolare perchè è di colore marrone con una bella criniera e coda bionda ed è di razza austriaca e l'altro bianco a pallini neri sembra una zebra a pois. E' bello vederli liberi al passo oppure al trotto, senza redini, sella e nessun uomo che li comandi. Loro brucano di continuo questa buona e prelibata erba di montagna che è il loro principale componente alimentare e ne possono mangiare fino a undici chili al giorno. Questo bel gruppetto di cavalli è amichevole e docile, si fanno accarezzare guardando il turista dritto negli occhi, tanto che sembrano amici da una vita. E se si offre loro una caramellina, la gradiscono mangiandola delicatamente dalla mano di chi gliela offre. E' bello vedere queste creature libere, in questo verde dei prati nell'azzurro del cielo, nelle braccia della Provvidenza di Dio. Dando poi loro un'ultima carezza di saluto, si prosegue il cammino che porta alla chiesina. La chiesina che incontriamo ha delle mura bianche con un tetto spiovente e all'interno c'è un bellissimo crocifisso dove si sosta con vero piacere per stare un pò con Gesù, perchè dopo aver visto, toccato e ascoltato le così tante sue amorevoli ricchezze che ha creato per noi uomini, il nostro cuore ha una gran voglia di rimanere un attimo in pace con Lui. Poi, usciti dalla chiesina, ci si siede silenziosamente nel prato adiacente dove si può godere di un ottimo panorama, la quale dopo averlo guardato, e guardato ancora, ammirato e contemplato, non finisce mai di stupire, lo sguardo riesce sempre a catturare qualcosa di nuovo che fa meravigliare e colmare di gioia. Anche se fra queste montagne il tempo sembra fermarsi le lancette dell'orologio purtroppo continuano a girare e ci indicano che è l'ora di rimetterci in piedi per fare il sentiero della discesa, diverso da quello della salita. Mentre si scende ovviamente si incontrano sempre le nostre care amiche mucche che aspettano una carezza. Poi si entra nel bosco con il sentiero a ghiaione e bisogna stare attenti a non scivolare, e mentre si cammina faticosamente si incontrano piccoli e grandi ruscelli che attraversano il bosco di altissimi abeti slanciati verso il cielo che in molti tratti fanno da cornice ai panorami delle cime rocciose delle montagne immerse nell'azzurro intenso e così si rimane immobili e incantati da questa naturale opera d'arte. Mentre si cammina fra cadute e scivoloni si ammira il sottobosco dove si incontrano migliaia di margherite bianche e straordinarie famiglie di ombrellini, cioè i funghi, e se si è fortunati anche in questo bosco ci si può perdere imboccando il sentiero sbagliato, e così si prolunga la permanenza in queste alture fino a quando non si imbocca la giusta via. Anche questa giornata sta giungendo al tramonto e si pensa già al domani...

...Il tetto che il buon Padre ci ha donato è di nuovo azzurro e qualche nuvoletta bianca è già in viaggio; gli scarponi sono allacciati e la voglia della bella solitudine e del silenzio per voler stare a stretto contatto con la natura e con Dio ci fa salire più rapidamente del solito, questa volta sulle Alpi Siusi, a metri 2.100.

Arrivati sulle Alpi Siusi si rimane senza parole nell'ammirare il più grande pianoro e alpeggio d'alta quota d'Europa. Questo pianoro è di ben 57 chilometri quadrati e circoscritto da bellissime vette come il Sassolungo e il Sassopiatto, lo Sciliar e la Bullaccia, tanto che si ha l'impressione come di essere dentro le mura di un castello. In questo pianoro e sotto queste vette si incrociano 350 chilometri di sentieri, tra quota 1.900 e 2.300 e questo pianoro è anche considerato uno dei prodigi dell'Alto Adige. Mentre si cammina nel silenzio è più facile pensare e riflettere, accompagnati solo da pascoli, dallo scampanio delle mucche e dalla libertà dei cavalli, degli asinelli e degli alpaca conosciuti ed allevati per la lana. La camminata lunga mezza giornata ci fa vivere l'Alpe di Siusi con tutti i sensi, attraversando boschi, ruscelli con ponticelli di legno, verdi prati dove crescono tante specie di fiori dai colori e dalle diverse profumazioni, così spesso il nostro naso ci fa andare fuori rotta per seguire un profumo intenso alla ricerca del fiore che lo emana, e il nostro olfatto gioisce nel sentire queste nuove e speciali essenze mai odorate. Ammirando questi spettacolari e variopinti fiorellini, anche a volte un po' strani, si nota che hanno tutti la corolla rivolta verso il cielo e sembrano che magnifichino il Signore con il loro intenso profumo. Mentre si cammina in questo paradiso assorti nei propri pensieri e con nel cuore il nostro buon Padre si va nel sentiero che porta ai piedi del Sassopiatto, dove si rimane meravigliati nel vedere uno dei più sfarzosi prati di Stelle Alpine delle Dolomiti, facendo però attenzione a non calpestare queste delicate creature che crescono ai bordi del sentiero. Questa mirabolante zona, ovunque lo sguardo pone: a destra, a sinistra, in ogni direzione, dà felicità assoluta. Mentre si prosegue il cammino nella pace e nella quiete e godendo dell'aria particolarmente profumata si arriva ai piedi dell'impressionante massiccio Sciliar, che colpisce profondamente. Il paesaggio è cupo e impervio, ma ricco di bellezze naturali. E' una zona particolare perchè dal prato che si estende in lungo e in largo ci si può ritrovare su un precipizio roccioso e si contempla il paesaggio in tutte le sue direzioni. La roccia dello Sciliar è la "pecora nera" delle Dolomiti perchè la sua roccia non è bianca e pallida come quella sedimentaria di tutte le altre montagne circostanti, ma nera. Anche il ghiaione dei sentieri, all'improvviso, cambia: da bianco diventa scuro, tanto che sembra che sia stato bruciato. Questa nera formazione rocciosa è dovuta dal fatto che questa montagna è un antico vulcano spento sottomarino. Sin dall'antichità questa montagna incute timore a causa della sua forma con pareti irte e scure, crepacci e dal suo "vizio" di nascondersi quasi sempre da una nuvola scura, aleggiandosi così da tante leggende di streghe, luoghi ricchi di energie, acque sacre e luoghi misteriosi, ma oggi tanto misteriosi non lo sono più e tutto è rimasto solo nella fantasia e nelle tradizioni legate al luogo. A parte il colore scuro della roccia, lo Sciliar è comunque una bella montagna come tutte le altre, con i suoi limpidi ruscelli e i suoi bei prati verdi ai piedi della montagna dove risiedono tranquillamente mucche e cavalli. Proseguendo poi nella serenità e nella pace fra questi magnifici prati delle Alpi Siusi ci si dimentica facilmente che ci troviamo ad un altitudine tra 2.100 e 2.300 metri. Cammina cammina, si arriva così ai piedi della Bullaccia, una roccia che scende ripida verso la valle. Su questa montagna, con un colpo di fortuna, si potrebbero avvistare ed ammirare due aquile che volteggiano maestosamente nell'azzurro e che hanno fatto il proprio nido in queste rocce. Ma rimanendo ai piedi di questa montagna si può ammirare come sempre il variopinto tappeto d'erba con un'aggiunta di pini mughi, pini cembri e...tantissimi ginepri, caratteristici del luogo. In ogni direzione in cui si lancia lo sguardo ci sono ginepri dappertutto. Nel mezzo di questa particolare e unica prateria di erbe, fiori e moltitudini di ginepri che suscitano favolose sensazioni vivono anche tante leggende. Si narra che un uomo goffo e grosso, forse un contadinello con un temperamento esuberante, in una notte di Primavera, sfidò le streghe dello Sciliar e venne trasformato per incanto in un arbusto di ginepro. Solo l'amore della sua amata Maria  e l'acqua benedetta del prete del borgo di Castelrotto riuscirono a liberarlo dopo molto tempo di ricerche, infatti non fu facile individuare la pianta di ginepro giusta, vista la ricchezza di cui ne gode il posto. Le persone del luogo che per gioco e fantasia credono alle leggende o ne vogliono conservare la tradizione, dicono che gli innumerevoli arbusti di ginepro sparsi sull'altopiano della Bullaccia sono tutti giovani uomini esuberanti colpiti da un incantesimo. Ma fra favola e realtà ci si siede un po' malinconici a respirare a pieni polmoni l'aria tersa e profumata, ad ammirare e a catturare le ultime immagini da conservare nel cuore e nella mente, poichè gli scarponi stanno per essere slacciati e deposti... e il viaggio fra queste meraviglie, vicino, molto vicino al nostro Padre che è nei cieli purtroppo sta giungendo al termine.

In queste montagne si è più vicini al cielo che alla Terra, e dopo essere stati abbracciati dalla natura, come se si fosse stati fra le braccia di Dio, è difficile tornare con i piedi a terra... Questo angolo di Paradiso dove tempo e spazio sembrano non esistere è un mondo in miniatura dove il buon Padre ha messo tutta la sua fantasia, architettura, pittura, arte, musica e scienza. Le Dolomiti riescono a tirar fuori da ogni persona tutti i propri sentimenti e tutto quello che vive dentro al proprio cuore, ed è facile diventare poeti, scrittori, pittori, pensatori, o semplicemente un bambino che vuole stare vicino al Padre, proprio qui, nel silenzio, dove è facile parlargli, sentire la sua voce, vederlo fra i mille colori, i mille profumi e i mille suoni, si lascia accarezzare il cuore fino a commuoversi... Dei lacrimoni ondeggiano nei suoi occhi, ma il bambino deve trattenerli e buttarli nel proprio cuore facendo attenzione a non lasciarli cadere sulle creature e sul creato, perchè non desidera lasciare un ricordo di tristezza, e così sul suo viso nasce un grande sorriso che dona al filo d'erba, al variopinto fiorellino, alla farfallina compiacente, all'alberello abbarbicato sulla roccia, al ruscello gorgogliante, all'abete che guarda il cielo, ai piccoli ombrellini, alla capretta con la barbetta, alla bellissima mucca, all'amico cavallo, al cerbiatto spaventato, ai verdi monti,... a tutti regala un grande sorriso! E in questo posto, dove tutta la natura sorride al Padre che è nei cieli, il bambino, con il cuore spalancato e colmo di gioia, le braccia aperte e lo sguardo verso il cielo, dice:

LAUDATO SII O MI SIGNORE!!!

                                      Giorgio.*

     *Nota della redazione: Giorgio è un bambino di 9 anni.

 Immagini di Val Gardena in : http://www.casasantamaria.it/csm/VALGARDENA2011.htm

[LA VAL GARDENA: alla scoperta di un paradisiaco angolo delle Dolomiti*

           Inserita il 16/08/2011]


 

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