S. GIUSEPPE

negli scritti di p. DEHON

 

30 APRILE (Bis)

PATROCINIO DI SAN GIUSEPPE

Il re mandò a scioglierlo, il principe dei popoli lo liberò. Lo costituì padrone della sua casa e principe di quanto possedeva, affinché egli sua sapienza comunicasse ai suoi grandi e al senato di lui insegnasse prudenza (Salmo 104, 19).

 

Salmo 104. 17 - 22

Davanti a loro mandò un uomo,

Giuseppe, venduto come schiavo.

 

Gli strinsero i piedi con ceppi,

il ferro gli serrò la gola,

 

finché si avverò la sua predizione

e la parola del Signore gli rese giustizia.

 

Il re mandò a scioglierlo,

il capo dei popoli lo fece liberare;

 

lo pose signore della sua casa,

capo di tutti i suoi averi,

 

per istruire i capi secondo il suo giudizio

e insegnare la saggezza agli anziani.

 

1° Preludio. Il santo patriarca Giuseppe dell’antica legge, fu la figura di S. Giuseppe. Egli ebbe sull’Egitto un vasto potere, come S. Giuseppe lo ha sulla Chiesa.

2° Preludio. Andiamo a Giuseppe nelle difficoltà. Preghiamo per la Chiesa, per le anime, per le nostre necessità.

 

1°  PUNTO: San Giuseppe protettore della Chiesa. — San Giuseppe è stato il capo esteriore ed il protettore della Chiesa nascente, cioè della santa Famiglia di Nazareth. Gesù e Maria gli erano soggetti, e gli obbedivano,

Non si può dire che egli abbia oggi un’autorità -gerarchica sulla Chiesa, ma egli mantiene una paternità morale. Il patriarca Giuseppe in Egitto, non era che un dipendente, ma il re gli aveva dato potere sulla propria famiglia e sul beni: Constituit eum dominum domus suae et principem omnis possessionis suae (lo pose signore della sua casa, capo di tutti i suoi averi). La Chiesa si compiace nella liturgia di comparare queste due situazioni. San Giuseppe è proprio il capo della famiglia. E’ lui che conduce Maria a Betlemme per il censimento; è lui che salva il bambino portandolo in Egitto; è lui che guadagna il pane del fanciullo e della madre, in Egitto ed a Nazareth; è lui che conduce Gesù al Tempio per le solennità e ne dirige il lavoro quotidiano. I cuori di. Gesù e di Maria gli sono eternamente riconoscenti. Egli ha sopra questi cuori benedetti una vera onnipotenza di supplica e d’intercessione. Egli s’interessa dello sviluppo, del sostentamento, dei pericoli della Chiesa e ne ha preso l’abitudine a Nazareth.

 

2° PUNTO: È il patrono delle anime per l’avanzamento spirituale. — Chi più di lui può guidarci?. Non è egli stato formato dagli esempi e dalle conversazioni di Gesù e di Maria? Noi siamo come i suoi bambini, ed egli desidera che assomigliamo a Gesù ed a Maria. Studiamone dunque gli esempi, e domandiamone i consigli.

Ciò che Davide ci dice dell’antico Giuseppe, modello e figura del nostro, è sorprendente:

« Il re ne fece il precettore dei principi ed il suo precettore stesso ed il consigliere dei saggi e dei vecchi ». Così pure nostro Signore ha fatto di san Giuseppe il proprio precettore a Nazareth, ma vuole anche che tutto il mondo l’ascolti  anche se principe della Chiesa od  cristiano dotto e virtuoso.

E’ certo un disegno della Provvidenza; i doni di Dio sono senza rimpianto, e questa supremazia che san Giuseppe esercitò a Nazareth, l’esercita ancora nella Chiesa quantunque in una maniera tutta nuova. Egli è nostro padre, ma esercita la paternità dall’alto dei cielo mediante la sollecitudine verso di noi, e mediante l’intercessione e la protezione. Egli ottiene sopra di noi dal Cuor di Gesù l’azione dello Spirito Santo e degli angeli. Domandiamogli i consigli, la direzione, le lezioni, gli incoraggiamenti, e li riceveremo attraverso i mezzi potenti che sono in suo potere. Ggi angeli sono al suo servizio; gli avvenimenti stessi sodo influenzati dalla sua intercessione. Fossimo noi anche principi della Chiesa o direttori dello spirito, sempre abbiamo bisogno di san Giuseppe. Il Re del cielo gli dà un grande potere tanto sui grandi e sui sapienti quanto sui piccoli.

 

3° PUNTO: La protezione sulle Cose temporali. — Nostro Signore vuole che san Giuseppe vegli anche sui nostri bisogni temporali.

Il Faraone ha costituito Giuseppe economo di tutti i beni,’ e quando i suoi dipendenti gli domandavano il pane, egli rispondeva: « Andate a Giuseppe ».

San Giuseppe è stato pure l’economo della famiglia regale di Nazareth, e conserva una sollecitudine speciale per gl’interessi temporali della Chiesa, delle nazioni, delle comunità e dei fedeli. Questo è conforme ai disegni della Provvidenza: il senso cristiano lo ha compreso, ed i fedeli s’indirizzano a San Giuseppe nei loro bisogni.

Ricorriamo dunque a lui per i nostri interessi privati, ma ricorriamo anche a lui nei bisogni generali. Le società politiche sono nell’angustia; il regime del lavoro è turbato; a chi andremo noi per ritrovare la pace sociale, la prosperità e l’ordine? Andiamo a san Giuseppe. Egli non ci dispensa dai lavoro, dallo studio e dagli altri mezzi umani, ma può benedirli, fecondarli e farli riuscire. Egli ci otterrà anche dal divin Figliuolo le virtù morali, senza le quali tutti gli sforzi dei legislatori e dei governi civili sarebbero sterili.

 

Risoluzioni. — Andiamo a Giuseppe. Egli si è formato a Nazareth, ed ha la bontà più grande, la più delicata sollecitudine. Il suo cuore si è modellato sui cuori di Gesù è di Maria.

Dove troveremmo noi altrove tanta bontà, tanta dolcezza, tanta pietà, tanta carità? Andiamo a Giuseppe sempre, costantemente, come alla vera scuola ed alla vera sorgente d’ogni virtù.

Colloquio con san Giuseppe.

P. DEHON   DA “L’ANNO COL S. CUORE”

 

 La vita nascosta di Maria e Giuseppe

 

I Cuori di Maria e di Giuseppe sono uniti in una maniera meravigliosa ai misteri della vita nascosta di Gesù. Il Cuore divino ha voluto associarli al suo atto di offerta, alla sua vita completamente abbandonata in Dio, al suo amore per noi.

 

I. - CONTEMPLAZIONE.

Maria e Giuseppe ci danno un esempio splendido della contemplazione d’amore. Essi avevano la fortuna di vedere tutti i giorni il Bambino Gesù; i legami con cui erano a lui uniti superano tutto ciò che 1’ intelligenza umana può immaginare. Maria amava il Bambino-Dio come figlio e il divino Infante amava lei come madre. Per quanto San Giuseppe non fosse che suo padre putativo, Dio lo aveva reso partecipe dei suoi diritti e del suo amore per il santo Bambino.

Chi potrà descrivere la bellezza e 1’eccellenza della preghiera ispirata a questi sentimenti? Quale tenerezza e quale generosità!

Maria e Giuseppe avevano il diritto di abbracciare e di accarezzare il Dio Bambino, di stringerlo al loro cuore e l’amore forte e munifico del Cuore divino di Gesù li penetrava tutti e li faceva partecipare al suo atto d’offerta. Fin da quei momenti il Cuore di Maria, questo Cuore tanto tenero e generoso, immolava il Figlio per la salvezza del mondo e per la gloria di Dio. Anche San Giuseppe, per quanto in modo diverso, partecipava all’amore tenero e generoso di Maria.

Ordinariamente non si mette in sufficiente rilievo la parte avuta da questo grande Santo nell’ opera della Redenzione. Eppure proprio lui ha nutrito ed allevato il Dio Bambino, proprio lui ha conservato e preparato il Sangue divino che doveva essere il prezzo del nostro riscatto. Egli conosceva certamente questo grande mistero. A San Giuseppe i sacerdoti sono in un certo senso debitori del Sangue dell’ Eucaristia.

Infatti a prezzo di sudori e di fatiche San Giuseppe forniva a Gesù Bambino il cibo di ogni giorno. E lavorando, affaticandosi e donando il sangue del suo cuore, manteneva in vita il Cuore di Gesù. Il Sangue della santissima Eucaristia che proviene dal sangue di Maria, è anche, in una certa maniera, il sangue di San Giuseppe; il cuore di Maria e il cuore dì Giuseppe sono il Cuore stesso di Gesù. Penetriamo dunque nel cuore di questo gran Santo che ha tanto conosciuto e amato il Cuore di Gesù e preghiamolo di comunicarci il suo grande amore.

 

Applicazioni pratiche. La devozione al Sacro Cuore ci associa più di ogni altra devozione all’abitudine della contemplazione di Maria e di Giuseppe. Per l’amore che ci ispira, essa ci pone davanti Gesù Bambino e ci fa penetrare fin nel suo Cuore. Nella contemplazione del Sacro Cuore noi riusciamo a compiere facilmente atti perfetti delle virtù più sublimi: gli atti di fede, di speranza, di carità, di confidenza, di abbandono e di generosità. Che dire poi se la contemplazione, fatta veramente bene, continuasse per tutta la giornata? Che tesori incalcolabili di meriti potremmo deporre nel Sacro Cuore! e quale moltiplicazione di grazie! La meditazione, per quanto perfettamente fatta, non preserva dal peccato, mentre la contemplazione, dice Padre Surin, rende il peccato quasi impossibile.

Allo scopo di rendere la contemplazione più perfetta, al fine stesso di renderla possibile già dall’inizio, andiamo con grande confidenza al Cuore di Gesù, per mezzo dei Cuori di Maria e di Giuseppe, e ricordiamoci che San Giuseppe è patrono, non della meditazione, ma della contemplazione, come dice S. Teresa.

 

II - UMILTÀ NEL COMANDO.

L’ ordine di Dio era che la gerarchia nella santa casa di Nazaret fosse così costituita: San Giuseppe era il capo della Sacra Famiglia, Maria veniva immediatamente dopo di lui e infine, come dice Sant’ Alfonso, il Bambino Gesù, sottomesso a Giuseppe e a Maria. era dunque un ordine preciso di Dio che consisteva in questo: Giuseppe e Maria dovevano comandare a Gesù Bambino come s’egli fosse stato un fanciullo come tutti gli altri: et erat subditus illis (Luc. 2, 51). Non si possono ammettere con facilità le rivelazioni che pretendono che Maria e Giuseppe pregassero il Bambino Gesù invece di comandano. Ma se esteriormente essi esprimevano un vero comando, quanta umiltà sarà mai stata nelle loro anime!

Maria e Giuseppe conoscevano la loro indegnità e il loro vero valore di fronte alla maestà infinita che si annientava davanti ai loro occhi. Con quale intimo rispetto e con quale ineffabile amore essi impartivano gli ordini al Bambino che Iddio aveva loro affidato. La loro umiltà si univa a una assoluta confidenza. Soltanto la confidenza poteva dare loro il diritto a quella familiarità con cui i genitori trattano i loro bambini. Senza confidenza non c’ è umiltà soprannaturale.

Applicazioni pratiche. A nostro Signore piace tanto 1’ obbedienza che non volle esserne dispensato persino nella sua vita gloriosa. Non obbedisce più a Maria e a Giuseppe in cielo, ma obbedisce ai sacerdoti sulla terra. « Discende al mio richiamo, diceva piangendo il Curato d’ Ars, e una volta disceso, ne faccio quello che voglio; lo metto qui o là, lo porto dove mi pare! ». E’ questo il potere esteriore che i sacerdoti, anche quelli indegni, esercitano sulla persona adorabile di Gesù!

Se essi lo volessero e se avessero un po’ di fede e di amore, quale potere eserciterebbero sul suo Cuore, su quel Cuore che è là, nelle loro mani!

Che sentimenti straordinari di umiltà debbono mai avere coloro che Iddio ha chiamato al Sacerdozio, nel momento in cui esercitano questo loro potere sulla Persona adorabile del Signore! Ma 1’ umiltà deve essere unita all’ amore e alla confidenza, come quella di Maria e di Giuseppe.

Anche nella contemplazione il Sacro Cuore di Gesù si abbandona a noi: Nobis datus, nobis natus. Questo Cuore ineffabile diventa per noi non soltanto un cuore di padre, di fratello e d’amico, vuole anche che esercitiamo su di lui una specie di paternità spirituale e diventa come il cuore del nostro figlio, come disse Lui stesso nel Vangelo: « Se qualcuno fa la mia volontà sarà per me una madre ecc. » (Luc. 8, 1), e come dice Isaia: « Un bambinello ci è nato e ci è stato donato » (Is. 9, 5). San Giovanni dice anche: « Essi lo piangeranno come se fosse stato il loro unico figliolo ». Cerchiamo dunque di avere una santa familiarità con il Sacro Cuore, cerchiamo di comandargli con una specie di amorevole confidenza che non conosce esitazioni e allora nulla di quanto gli chiederemo ci sarà rifiutato.

 

III. - VITA SEMPLICE E COMUNE.

La vita nascosta è tanto preziosa agli occhi di Dio da costituire l’unico retaggio di Maria e di Giuseppe. L’ Immacolata, posta tanto in alto sugli angeli e sui santi, la Figlia del Padre, la Madre del Figlio, la Sposa dello Spirito Santo, la Vergine simile a Dio, come la chiamava Dionigi 1’ Areopagita, non compare che molto raramente nelle scene del Vangelo, e dalla Pentecoste fino alla morte non si accenna più a lei. Come passava le sue giornate? Nei lavori modesti della casa, in azioni tanto oscure che la mettevano allo stesso livello delle donne del popolo. Non si esercitava nelle straordinarie virtù che hanno resa tanto splendida la vita di alcuni santi; non godeva del privilegio di Santa Caterina da Siena di poter vivere senza nutrirsi; non predicava, non faceva miracoli; in una parola il suo santissimo Cuore realizzava alla lettera la parola del Cantico dei Cantici: Horius conclusus, soror mea, sponsa, fons signatus. (Cant., 4, 12). «Tu sei un giardino chiuso, una fonte riservata, o mia sorella, e sposa ». Questo Cuore chiuso agli uomini non era accessibile che al Cuore di Gesù ed è questo il merito maggiore della vita nascosta. Stimiamo dunque molto le piccole azioni che la coni- pongono. Se queste azioni sono animate dall’ amore, esse acquistano più merito davanti al Sacro Cuore che gli atti più alti di mortificazione e di penitenza, compiuti con meno amore, perché questo Cuore così umile si abbassa volentieri verso ciò che è piccolo, mentre disprezza tutto ciò che è alto.

Se per caso Dio ci chiama alle fatiche dell’apostolato o alle sofferenze straordinarie della Passione, seguiamo la sua volontà, attaccando tuttavia il nostro cuore alla vita nascosta, cioè alla contemplazione.

Quanto a San Giuseppe, la sua vita ignorata è, si direbbe, ancora più straordinaria di quella della Vergine. Non lo si sente mai parlare nel Vangelo, ma lo si vede sempre obbedire alla voce dell’angelo. Egli ci dà con questo silenzio, l’esempio di quel silenzio interiore che deve essere tutta la nostra vita e di quella obbedienza perfetta agli ordini della Provvidenza, che onora tanto nostro Signore.

Il suo mestiere di falegname era disprezzato dagli Ebrei che tenevano invece in grande considerazione i lavori muliebri. Anche i Farisei non cessavano di rimproverare al Cristo l’umile condizione del padre putativo, ripetendo con disprezzo: « E’ il figlio del falegname!.» E San Giuseppe accetta con amore questa umile condizione, lui che era principe e figlio di Davide, lui che esercitava i diritti dell’ Eterno Padre sul suo Figlio. San Giuseppe ama tanto la vita nascosta che Dio non gli permetterà di assistere alle grandi scene della Passione, Resurrezione e Ascensione. Diremo ancor di più: la sua vita nascosta pare sia continuata anche in Cielo perchè solo ai nostri giorni la sua gloria comincia a farsi conoscere. Iddio che esalta gli umili vuole finalmente manifestare a tutti la dignità e la gloria incomparabile di colui che fu suo Padre sulla terra. Se noi vogliamo dunque piacere al Cuore di Gesù, amiamo San Giuseppe. La devozione a questo Santo, il cui cuore è tanto amabile, farà del nostro cuore una aiuola dove cresceranno quelle virtù che non attirano gli sguardi, ma che effondono nella Chiesa i loro profumi deliziosi.

 

Risoluzione. Imitiamo l’umiltà e lo spirito di abbandono di Maria e di Giuseppe; abbandoniamoci senza riserve alla volontà divina. Tutto ciò che Gesù vuole o permette è buono. Amiamo come lui la vita semplice e comune più che lo splendore abbagliante delle opere straordinarie. Uniamoci ogni mattina alla vita della Santa Famiglia a Nazaret.

P. DEHON DA  “I MISTERI DELL’AMORE”

 

 

 

 

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